REG. REG. 17 DICEMBRE 2002, N. 7

 

«Regolamento di attuazione della legge regionale 19 novembre 2001, n. 28».

 

Pubblicato nel B. U. UMBRIA 31 dicembre 2002, n. 59 – S.O. n. 2

 

 

 

TITOLO I

DISPOSIZIONI DI CARATTERE GENERALE

Art. 1

(Ambito di applicazione)

1. Il presente regolamento, in attuazione dell’articolo 2 della legge regionale 19

novembre 2001, n. 28, con riferimento alla stessa legge regionale, stabilisce ed

individua:

a) gli interventi ammissibili, le modalità per il rilascio delle autorizzazioni e per l’invio

delle comunicazioni relativamente alle materie indicate all’articolo 8, comma 2;

b) le specifiche tecniche di cui all’articolo 9, comma 2 relativamente alle ditte boschive

e la disciplina di cui all’articolo 9, comma 3;

c) la disciplina prevista dall’articolo 10, comma 3 relativamente all’elenco degli

operatori forestali;

d) l’elenco delle specie arboree sottoposte a tutela ai sensi dell’articolo 12;

e) l’elenco delle specie erbacee ed arbustive delle quali sono vietati la raccolta il

danneggiamento ed il commercio, ai sensi dell’articolo 14;

f) l’elenco delle specie utilizzabili negli imboschimenti, nei rimboschimenti e negli

impianti di arboricoltura da legno;

g) l’elenco delle specie alle quali si applicano le disposizioni del capo I del titolo IV

concernente la vivaistica forestale e la disciplina di quanto indicato all’articolo 39.

2. Le norme del presente regolamento si applicano a tutti i boschi e ai terreni sottoposti

a vincolo per come individuati dall’articolo 4 della l.r. 28/2001 ad eccezione delle

norme contenute nei titoli X e XII le quali si applicano su tutto il territorio regionale.

3. Ai sensi dell’articolo 8 comma 3 della l.r. 28/2001 tutti gli interventi indicati al titolo

II sono considerati tagli colturali ai sensi e per gli effetti di cui all’articolo 152, comma

1, lettera c) del decreto legislativo 29 ottobre 1999, n. 490.

4. Per gli interventi che interessano aree o ambiti territoriali tutelati ai sensi dell’articolo

139, lettere a) e b) del d.lgs. 490/1999, delle norme comunitarie di cui alla Direttiva

habitat 92/43 CEE, delle norme in materia di parchi ed aree protette, restano ferme le

rispettive discipline vigenti.

TITOLO II

NORME DI TUTELA FORESTALE

CAPO I

NORME GENERALI

Art. 2.

(Finalità)

1. Gli interventi selvicolturali di cui al presente titolo tendono ad assicurare la gestione

sostenibile delle foreste in attuazione del Piano forestale regionale e dell’articolo 1,

comma 2 della l.r. 28/2001 ed in particolare:

a) il mantenimento e lo sviluppo delle funzioni produttive nella gestione forestale;

b) il mantenimento e l’appropriato miglioramento delle risorse forestali e del loro

contributo al ciclo del carbonio;

c) il mantenimento della salute e vitalità dell’ecosistema forestale;

d) il mantenimento, la conservazione e l’appropriato miglioramento della diversità

biologica negli ecosistemi forestali;

e) il mantenimento e l’appropriato miglioramento delle funzioni protettive nella

gestione forestale;

f) il mantenimento dei diritti locali, il miglioramento della sicurezza sul lavoro e lo

sviluppo delle funzioni sociali dei boschi.

Art. 3.

(Specificazioni per la definizione di bosco)

1. Ai fini della definizione di bosco di cui all’articolo 5 della l.r. 28/2001 sono stabiliti

le seguenti specificazioni e parametri tecnici:

a) per la verifica del limite di copertura arborea forestale del venti per cento stabilito

all’articolo 5, comma 1 si applica la procedura di cui all’allegato A al presente

regolamento;

b) ai fini della verifica della superficie del bosco la continuità non si intende interrotta se

il bosco è attraversato da infrastrutture, come piste e strade con carreggiata di larghezza

media inferiore a metri 5,5, e da infrastrutture a rete o altre fasce coperte da

vegetazione arbustiva o erbacea di larghezza fino a venti metri.

2. Le fasce di cui al comma 1 lettera b) non sono considerate bosco.

Art. 4.

(Norme generali per la realizzazione di interventi selvicolturali)

1. Per gli interventi selvicolturali previsti dal presente regolamento che interessino una

superficie accorpata minore di cinque ettari, salvo dove diversamente indicato dal

presente regolamento, deve essere presentata comunicazione di taglio, conforme a

quanto indicato all'allegato B all’ente competente per territorio con i procedimenti

amministrativi previsti all’articolo 52.

2. Gli interventi selvicolturali previsti dal presente regolamento che interessino una

superficie accorpata maggiore di cinque ettari, salvo dove diversamente indicato nel

presente regolamento, devono essere realizzati sulla base di un progetto di taglio,

redatto da tecnico abilitato all’esercizio della professione in conformità a quanto

indicato all’articolo 5, ed autorizzato dall'ente competente per territorio con i

procedimenti amministrativi previsti all’articolo 52.

3. Sono esentati dalla presentazione della comunicazione e del progetto di taglio, come

previsti ai commi precedenti:

- gli interventi selvicolturali realizzati con contributo pubblico autorizzati dall’ente

competente per territorio o dalla regione quando per gli stessi le relative norme di

attuazione stabiliscono le modalità di redazione dei progetti esecutivi;

- gli interventi di spalcatura e potatura, se realizzati in conformità all’articolo 12;

- le ripuliture antincendio lungo le strade ai sensi dell’articolo 16, comma 1, lettera b);

- le operazioni colturali eseguite nei castagneti da frutto ai sensi dell’articolo 51,

comma 3.

CAPO II

PROGETTO DI TAGLIO E PIANIFICAZIONE

Art. 5.

(Progetto di taglio)

1. Il progetto di taglio deve essere redatto in conformità allo schema di cui all'allegato

C.

2. Nei boschi di alto fusto e nei boschi cedui in conversione, devono essere

contrassegnate, sull'intera superficie di intervento, con vernice indelebile o con

impronta del martello forestale, le piante che si intende abbattere.

3. Nei boschi cedui devono essere contrassegnate con vernice indelebile le piante che si

intendono rilasciare, su una superficie dimostrativa non inferiore al venti per cento della

superficie che si intende utilizzare, eseguendo aree di ampiezza non inferiore a mille

metri quadrati rappresentative delle diverse condizioni vegetative, strutturali e di

fertilità del bosco.

4. Quando la struttura del bosco lo consente l’ente competente per territorio può

autorizzare la contrassegnatura su superfici inferiori a quelle indicate ai commi 2 e 3 e,

in casi particolari debitamente motivati, l’omissione della stessa.

5. Per i mancati adempimenti previsti dal progetto di taglio autorizzato si applicano le

sanzioni previste dall’articolo 48, comma 12 della l.r. 28/2001, oltre alle sanzioni

previste dal presente regolamento in relazione alla tipologia di interventi effettuati in

difformità alle prescrizioni dello stesso progetto di taglio.

Art. 6.

(Piano pluriennale di taglio)

1. I privati proprietari o possessori di boschi possono presentare in sostituzione del

progetto di taglio di cui all’articolo 5 un Piano pluriennale dei tagli (PPT), redatto in

conformità alle norme del presente regolamento, avente validità non superiore a cinque

anni, concernente le utilizzazioni annuali, anche riferite ad annualità non consecutive,

che intendono effettuare in tale arco di tempo.

2. Il PPT, redatto da tecnico abilitato all’esercizio della professione, deve essere

conforme a quanto indicato nell'allegato D.

3. Il PPT deve essere autorizzato dall’ente competente per territorio con i procedimenti

amministrativi previsti all’articolo 52.

4. Per la realizzazione degli interventi previsti dal PPT di superficie accorpata superiore

a tre ettari, deve essere effettuata la contrassegnatura del bosco secondo le modalità

previste all’articolo 5, commi 2, 3 e 4.

5. Per gli interventi effettuati in difformità a quanto previsto dal PPT autorizzato si

applicano le sanzioni previste dall’articolo 48, comma 12 della l.r. 28/2001, oltre alle

sanzioni previste dal presente regolamento in relazione alla tipologia di interventi

effettuati in difformità alle prescrizioni dello stesso PPT.

Art. 7.

(Piano di gestione forestale)

1. La finalità del Piano di gestione forestale (PGF) è garantire la concretizzazione degli

indirizzi stabiliti a livello sovraordinato e l’applicazione dei principi e criteri della

gestione forestale sostenibile.

2. Il PGF, redatto da tecnico abilitato all’esercizio della professione, deve essere

conforme a quanto indicato nell'allegato E.

3. Il PGF ha validità decennale e deve essere autorizzato dall’ente competente per

territorio con i procedimenti amministrativi previsti all’articolo 52.

4. Le prescrizioni contenute nel PGF autorizzato integrano, modificano ed

eventualmente sostituiscono le norme del presente regolamento e devono essere

applicate integralmente.

5. Per la realizzazione degli interventi previsti dal PGF, di superficie accorpata

superiore a cinque ettari, deve essere effettuata la contrassegnatura del bosco secondo le

modalità previste dall’articolo 5, commi 2, 3 e 4

.

6. È consentito in qualsiasi momento presentare progetti di variante al PGF operante

che, redatti da tecnico abilitato all’esercizio della professione, dovranno essere

comunque conformi alle finalità del PGF; i progetti di variante vengono autorizzati

secondo le modalità di cui al comma 3.

7. Tutti gli interventi realizzati, qualsiasi sia la loro destinazione, devono essere annotati

a cura dei proprietari nel registro degli interventi appositamente inserito nel PGF.

8. Per gli interventi effettuati in difformità a quanto previsto dal PGF autorizzato si

applicano le sanzioni previste dall’articolo 48, comma 12 della l.r. 28/2001, oltre alle

sanzioni previste dal presente regolamento in relazione alla tipologia di interventi

effettuati in difformità alle prescrizioni dello stesso PGF.

9. Per i mancati adempimenti previsti al comma 5, gli organi di vigilanza intimano la

sospensione dei lavori fino ad avvenuta contrassegnatura del bosco.

10. Nel caso che a seguito di intimazione alla sospensione dei lavori gli stessi non

vengano sospesi si applicano le sanzioni amministrative di cui all’articolo 48, comma

11 della l.r. 28/2001.

11. Per la mancata registrazione degli interventi di cui al comma 7 si applicano le

sanzioni previste dall’articolo 48, comma 12 della l.r. 28/2001.

Art. 8.

(Piano forestale comprensoriale)

1. La finalità del Piano forestale comprensoriale (PFC) è quella di dare concretezza agli

indirizzi stabiliti dal Piano forestale regionale di cui all’articolo 26 della l.r. 28/2001,

nell’ambito di un territorio sub-provinciale di rilevante estensione quale una comunità

montana, un’area protetta, un bacino idrografico, o comunque un territorio delimitato

geograficamente o amministrativamente.

2. Il PFC può essere promosso dall'autorità di bacino, dalla regione, dalle comunità

montane e dagli enti gestori delle aree naturali protette e deve essere sottoposto alla

consultazione delle parti interessate prima del rilascio dell’autorizzazione di cui al comma 5.

3. Il PFC, redatto da tecnico abilitato all’esercizio della professione, deve essere

conforme a quanto indicato all’allegato F.

4. Spetta in particolare al PFC:

a) indicare le aree prioritarie nelle quali predisporre i piani di gestione forestale;

b) stabilire, nell'ambito delle prescrizioni di massima e di polizia forestale, norme

selvicolturali di dettaglio per i boschi non soggetti ad una pianificazione

particolareggiata;

c) valutare le problematiche legate alla viabilità forestale, mediante censimento delle

strade e piste esistenti e successiva valutazione del grado di accessibilità dei boschi,

tenuto conto dei vincoli esistenti e dell’eventuale funzione prevalente assegnata alle

diverse aree forestali.

5. Il PFC ha validità decennale ed è autorizzato dall’ente competente per territorio, con

le procedure indicate all’articolo 52, e può modificare ed integrare, per il territorio cui si

riferisce, le norme di tutela forestale contenute nel presente regolamento.

6. È consentito in qualsiasi momento presentare varianti al PFC operante che, redatti da

tecnico abilitato all’esercizio della professione, dovranno essere comunque conformi

alle finalità del PFC; le varianti vengono autorizzate dall’ente competente per territorio

con le medesime procedure stabilite dall’articolo 5.

7. Per i mancati adempimenti previsti dal PFC autorizzato si applicano le sanzioni

previste dal l’articolo 48, comma 12 della l.r. 28/2001, oltre alle sanzioni previste dal

presente regolamento in relazione alla tipologia di interventi effettuati in difformità alle

prescrizioni dello stesso PFC.

CAPO III

NORME COMUNI A TUTTI I BOSCHI

Art. 9.

(Taglio dei boschi posti in situazioni speciali)

1. Nei boschi situati su terreni aventi una pendenza media superiore al cento per cento,

per una lunghezza misurata lungo le linee di massima pendenza superiore a cinquanta

metri lineari, possono essere effettuati soltanto gli interventi di diradamento di cui agli

articoli 28, 37 e 42.

2. Ai margini superiori dei boschi di faggio posti al limite altitudinale della vegetazione

arborea attuale, per una profondità di cento metri misurati secondo la massima pendenza

a partire dal margine superiore del bosco, può essere effettuato soltanto il governo ad

alto fusto garantendo il mantenimento ed il miglioramento della copertura arborea.

3. Per la realizzazione di tagli diversi da quelli indicati ai commi 1 e 2 deve essere

presentata richiesta di autorizzazione, conforme all'allegato G, all'ente competente per

territorio, con i procedimenti amministrativi previsti all'articolo 52. L'autorizzazione è

concessa purché venga assicurata l’assenza di pericolo di danno pubblico per perdita di

stabilità, erosione, denudazione o turbamento del regime delle acque.

4. Nei casi di violazione delle norme di cui ai commi precedenti si applicano le sanzioni

previste dall’articolo 48, commi 3 e 11 della l.r. 28/2001.

Art. 10.

(Conservazione e tutela di singoli alberi)

1. In qualsiasi tipo di bosco, comunque trattato, su superfici di taglio superiori ad un

ettaro è resa obbligatoria l’esclusione dal taglio di almeno un albero per ettaro da

scegliere tra quelli di maggiore età e di maggiori dimensioni, indipendentemente dalla

specie e dall’aspetto morfologico e vegetativo.

2. Per l'esbosco dell'albero di maggiori dimensioni o di maggiore età, morto o caduto,

deve essere presentata comunicazione di intervento, conforme all'allegato H, all’ente

competente per territorio, con i procedimenti amministrativi previsti all'articolo 52 ed è

obbligatoria la sostituzione della pianta morta secondo le modalità di cui al comma 1.

3. Su tali alberi dovranno essere rilasciati gli eventuali rampicanti che si trovano o che si

sviluppano lungo il tronco o sulla chioma delle piante.

4. Per i mancati adempimenti previsti al comma 2, gli organi di vigilanza intimano la

sospensione dei lavori fino ad avvenuta presentazione della comunicazione di intervento

e relativa decorrenza dei termini per come indicato all’articolo 52.

5. Nel caso che a seguito di intimazione alla sospensione dei lavori gli stessi non

vengano sospesi si applicano le sanzioni amministrative di cui all’articolo 48, comma

11 della l.r. 28/2001 con riferimento alla superficie di un ettaro per ogni pianta.

6. Per il mancato adempimento di quanto indicato ai comma 1 si applicano le sanzioni

previste dall’articolo 48, comma 9, lettera a) e comma 11 della l.r. 28/2001, con

riferimento alla superficie di un ettaro per ogni pianta non rilasciata in piedi o non

sostituita.

7. Per il mancato adempimento di quanto indicato al comma 3 si applicano le sanzioni

previste dall’articolo 48, comma 9, lettera a) - punto 1) della l.r. 28/2001.

Art. 11.

(Modalità di abbattimento)

1. Per abbattimento si intende la recisione dei fusti alla base ed il loro atterramento.

2. L’abbattimento delle piante deve essere eseguito in modo che la corteccia non resti

slabbrata; la superficie del taglio deve presentarsi liscia e nei boschi cedui presentarsi

anche con inclinazione unica o convessa.

3. In presenza di polloni inseriti fuori terra il taglio dovrà essere eseguito, con

esclusione del faggio, rasoterra unificando la sezione di taglio.

4. Quando le piante da abbattersi possono con la loro caduta produrre grave danno alle

piante in piedi da rilasciare e al novellame sottostante è prescritto l’uso di idonee

tecniche, quali l’eventuale sramatura preliminare della pianta da abbattere, e di

specifiche attrezzature per indirizzare la caduta.

5. Per la violazione alle prescrizioni di cui ai commi precedenti viene applicata la

sanzione amministrativa di cui all’articolo 48, comma 9, lettera a) della l.r. 28/2001.

Art. 12.

(Potatura e spalcatura)

1. La potatura dei rami verdi delle latifoglie è consentita da ottobre a marzo e

l’asportazione dei rami non deve superare il quarto inferiore della chioma verde.

2. La spalcatura dei rami verdi delle conifere è consentita tutto l’anno e l’asportazione

dei rami non deve superare il quinto inferiore della chioma verde.

3. Per favorire una rapida cicatrizzazione della ferita i tagli devono essere

tendenzialmente ortogonali all’asse del ramo, senza creare possibili ristagni d’acqua, ed

eseguiti vicino al punto di inserzione del ramo sul tronco senza danneggiare il cercine

(collare posto in corrispondenza dell’inserzione del ramo sul tronco). La corteccia non

deve essere slabbrata e la superficie del taglio deve presentarsi liscia. Nel caso di

potature su piante di castagno o cipresso affette da attacco fitopatologico è obbligatoria

la disinfezione degli strumenti utilizzati nel passaggio da una pianta alla successiva.

4. I rami secchi possono essere asportati in qualunque periodo dell’anno e con le

modalità esecutive di cui al comma 3.

5. Per la violazione alle prescrizioni del presente articolo si applicano le sanzioni di cui

all’articolo 48, comma 9, lettera a) della l.r. 28/2001.

Art. 13.

(Allestimento e sgombero delle superfici utilizzate)

1. Con il termine allestimento delle piante abbattute vengono indicate le operazioni di

sramatura, scortecciatura e depezzatura in assortimenti di lunghezza determinata.

2. L’allestimento delle piante abbattute va fatto sul letto di caduta, a meno che il

progetto di taglio autorizzato preveda l’applicazione di tecniche di allestimento diverse,

e lo sgombero dai boschi dei prodotti deve compiersi in modo da non danneggiare il

bosco ed in particolare il novellame.

3. La ramaglia, fino al diametro di due centimetri ove non fosse possibile la sua

triturazione, deve essere rilasciata sul letto di caduta, evitando ove possibile la

formazione di cumuli o andane e comunque essere posta ad almeno venti metri dalle vie

percorribili con autoveicoli, fatto salvo quanto indicato dall’articolo 14, comma 4,

lettera c) e dai margini del bosco, lasciando altresì sgombri i sentieri, le mulattiere, e

senza creare ostruzioni nei corsi d’acqua.

4. Per la violazione alle prescrizioni del presente articolo si applicano le sanzioni di cui

all’articolo 48, comma 9, lettera a) della l.r. 28/2001.

Art. 14.

(Esbosco dei prodotti)

1. Per esbosco dei prodotti legnosi si intende quell’insieme di operazioni che

consentono di portare tali prodotti dal luogo di abbattimento fino all’imposto ovvero ai

margini delle strade carrabili.

2. Resta ferma l’osservanza delle normative vigenti in materia di trasporto dei legnami

per via funicolare, aerea e per fluitazione.

3. Nell’esecuzione delle operazioni di esbosco dei prodotti devono essere adottati tutti

gli accorgimenti tecnici necessari per non arrecare danni evitabili al suolo, alle piante

che rimangono in piedi, al novellame, alle ceppaie ceduate e, tenuto conto di quanto

stabilito all’articolo 14 della l.r. 28/2001, allo strato arbustivo.

4. A conclusione dell’esbosco dei prodotti la ditta esecutrice deve provvedere alle

seguenti operazioni:

a) ripristino della percorribilità delle strade e piste principali utilizzate;

b) ripristino delle opere di sgrondo delle acque meteoriche superficiali;

c) protezione con ramaglie di risulta del tracciato, delle piste secondarie;

d) ripristino degli attraversamenti di fossi e torrenti, se utilizzati nei lavori.

5. Nel caso di esbosco con animali a soma o a strascico, gli animali non devono essere

lasciati liberi all’interno della superficie utilizzata.

6. Nel caso di esbosco con canalette, o risine, devono essere predisposte idonee

protezioni allo scarico delle linee per ridurre i danni alle piante in piedi ed al suolo.

7. L’ente competente per territorio ha facoltà di stabilire l’interruzione temporanea dei

lavori qualora sussistano avverse condizioni meteorologiche che possano aumentare i

danni da esbosco.

8. Nelle aree vocate per il tartufo bianco l’ente competente per territorio può prescrivere

le tecniche di esbosco più idonee per evitare il danneggiamento delle tartufaie con

particolare riferimento al non utilizzo di fossi e corsi d’acqua per l’esbosco.

9. Per la violazione alle prescrizioni del presente articolo si applicano le sanzioni di cui

all’articolo 48, comma 9, lettera a) della l.r. 28/2001 ad eccezione della violazione di cui

al comma 5, per la quale si applica la sanzione di cui all’articolo 48, comma 9, lettera

b), della l.r. 28/2001.

Art. 15.

(Sottopiantagione)

1. Gli interventi di sottopiantagione possono essere realizzati quando perseguono i

seguenti scopi:

a) arricchimento floristico;

b) rinfoltimento del bosco;

c) sostituzione di specie non autoctone.

2. Negli interventi di sottopiantagione è consentita solo la lavorazione localizzata del

terreno effettuata a buche o a piazzole.

3. Per gli interventi di sottopiantagione indicati al comma 1, lettere a) e b), per qualsiasi

superficie di intervento, deve essere presentata comunicazione di intervento, conforme

all'allegato H, all’ente competente per territorio con i procedimenti amministrativi

previsti all’articolo 52.

4. Per gli interventi di sottopiantagione indicati al punto c), per qualsiasi superficie di

intervento, deve essere presentata richiesta di autorizzazione, conforme all'allegato G,

all’ente competente per territorio con i procedimenti amministrativi previsti all’articolo

52.

5. Ai sensi dell'articolo 15 della l.r. 28/2001 negli interventi di sottopiantagione devono

essere utilizzate le specie di cui all'allegato W.

6. Per la violazione alle prescrizioni del presente articolo si applicano le sanzioni di cui

all’articolo 48, comma 12 della l.r. 28/2001.

7. Nel caso di utilizzo di specie diverse da quelle indicate al comma 5 si applicano le

sanzioni di cui all’articolo 48, comma 18 della l.r. 28/2001.

8. Per i mancati adempimenti previsti ai commi 3 e 4, gli organi di vigilanza intimano la

sospensione dei lavori fino ad avvenuta presentazione della comunicazione di taglio e

relativa decorrenza dei termini per come indicato all’articolo 52.

9. Nel caso che a seguito di intimazione alla sospensione dei lavori gli stessi non

vengano sospesi si applicano le sanzioni amministrative di cui all’articolo 48, comma

11 della l.r. 28/2001.

Art. 16.

(Ripuliture nei boschi)

1. Le ripuliture, ovvero i tagli di vegetazione arbustiva e erbacea, sono consentiti nei

seguenti casi:

a) se correlati ad interventi selvicolturali, nei limiti delle necessità per le operazioni di

taglio ed esbosco del materiale utilizzato;

b) per la creazione di fasce antincendio per una profondità non superiore a venti metri

dal margine boscato che si intende proteggere;

c) per creare condizioni idonee all’insediamento della rinnovazione naturale;

d) per la realizzazione di aree di saggio;

e) per la creazione e la manutenzione di aree di sosta o attrezzate.

2. Il materiale di risulta deve essere distribuito, ove possibile, in modo da non costituire

cumuli o andane e comunque essere posto ad almeno venti metri da vie di accesso

percorribili con autoveicoli, fatto salvo quanto indicato all’articolo 14, comma 4, lettera

c) e dai margini del bosco, lasciando altresì sgombri i sentieri, le mulattiere, e senza

creare ostruzioni nei corsi d’acqua.

3. Le operazione di ripulitura devono essere condotte senza arrecare danno alla

rinnovazione e alle piante del bosco.

4. È consentita l’eliminazione della vegetazione lianosa e di quella parassita

pregiudizievole allo sviluppo degli alberi o della rinnovazione naturale o artificiale, ad

eccezione di quella che si sviluppa sugli alberi di cui all’articolo 10.

5. Per l’esecuzione degli interventi di cui al comma 1, lettera c), per qualsiasi superficie

di intervento, deve essere presentata comunicazione di intervento, conforme all'allegato

H, all’ente competente per territorio con i procedimenti amministrativi previsti al

all’articolo 52.

6. Per la violazione alle prescrizioni del presente articolo si applicano le sanzioni di cui

al l’articolo 48, comma 9, lettera a) della l.r. 28/2001.

7. Per i mancati adempimenti previsti al comma 5, gli organi di vigilanza intimano la

sospensione dei lavori fino ad avvenuta presentazione della comunicazione di taglio e

relativa decorrenza dei termini per come indicato all’articolo 52.

8. Nel caso che a seguito di intimazione alla sospensione dei lavori gli stessi non

vengano sospesi si applicano le sanzioni amministrative di cui all’articolo 48, comma

11 della l.r. 28/2001.

Art. 17.

(Raccolta del terriccio e dello strame nei boschi)

1. Nei boschi è vietata l’asportazione del terriccio e la raccolta dello strame, ovvero

della copertura morta e della lettiera.

2. Per la violazione alle prescrizioni del presente articolo si applicano le sanzioni di cui

al l’articolo 48, comma 11 della l.r. 28/2001.

Art. 18.

(Tutela fitopatologica)

1. Quando in un bosco si sviluppa una invasione di insetti o un’epidemia di funghi o

piante parassite il proprietario o possessore ed il personale preposto alla vigilanza sono

obbligati a darne immediata notizia all’ente competente per territorio.

2. In relazione agli eventi di cui al comma 1 l’ente competente per territorio prescrive

gli interventi ritenuti idonei secondo le modalità dell’articolo 19, che possono essere

eseguiti in qualsiasi periodo dell’anno e segnalare alla regione la necessità di

intervenire con il taglio a raso ai sensi dell’articolo 7, comma 1 lettera b) della l.r.

28/2001.

3. Nei boschi sotto attacco da parte di scolitidi è obbligatoria la scortecciatura dei fusti

abbattuti o il pronto allontanamento.

4. In relazione all’entità ed alle caratteristiche degli interventi da eseguire, l’esecuzione

può essere effettuata direttamente dal proprietario, anche con contributi pubblici, o

dall’ente competente per territorio anche in attuazione dell’articolo 32, comma 3 della

l.r. 28/2001 in caso di inadempienza.

5. Ai fini della tutela fitopatologica non possono essere affissi sugli alberi tabelle e

sostegni per recinzioni.

6. In caso di mancato adempimento alle prescrizioni impartite ai sensi del comma 1 si

applicano le sanzioni di cui all’articolo 48, comma 9, lettera a) – punto 2) - della l.r.

28/2001.

7. In caso di mancato adempimento alle prescrizioni impartite ai sensi del comma 2 si

applica la sanzione amministrativa di cui all’articolo 48, comma 12 della l.r. 28/2001.

8. Per la violazione alle prescrizioni di cui ai commi 3 e 5 si applicano le sanzioni di cui

al l’articolo 48, comma 9, lettera a) rispettivamente punto 2) e 1) della l.r. 28/2001.

Art. 19.

(Ripristino dei boschi danneggiati o distrutti)

1. Il ripristino del bosco danneggiato o distrutto totalmente o parzialmente a seguito di

incendio o di invasione di insetti, funghi o altri fatti dannosi, deve essere eseguito con le

seguenti modalità:

a) se trattasi di latifoglie il ripristino deve essere effettuato mediante taglio di

ceduazione, o di tramarratura qualora il colletto dovesse risultare danneggiato;

b) se trattasi di conifere, qualora non vi sia rinnovazione naturale tale da garantire la

ricostituzione del bosco, si deve provvedere al reimpianto del bosco;

c) se trattasi di boschi misti di conifere e latifoglie, il ripristino deve essere effettuato

specificatamente secondo le modalità di cui ai punti a) e b) in base alla composizione

specifica riscontrata.

2. Il materiale legnoso che risulta alterato dagli agenti patogeni deve essere

completamente rimosso e distrutto.

3. L’esecuzione degli interventi di ripristino è consentito in qualsiasi periodo dell’anno

e può essere effettuata direttamente dal proprietario, anche con contributi pubblici, o

dall’ente competente per territorio anche in attuazione del l’articolo 32, comma 3 della

l.r. 28/2001 in caso di inadempienza.

4. Per i mancati adempimenti di cui ai commi 1 e 2, si applicano rispettivamente le

sanzioni amministrative previste dall’articolo 48, comma 9, lettera a) – punti 1) e 2)

della l.r. 28/2001.

Art. 20.

(Esercizio del pascolo nei boschi)

1. Il pascolo non è consentito:

a) nei boschi cedui con polloni di età inferiore a otto anni e nelle fustaie coetanee in

rinnovazione fino a quando il novellame non abbia raggiunto un'altezza di tre metri;

b) nei boschi situati su terreni aventi pendenza media superiore all’ottanta per cento;

c) nelle fustaie disetanee e in quelle irregolari;

d) nei boschi di nuova formazione fino a dieci anni dall’impianto;

e) nei boschi percorsi dall’incendio fino a dieci anni dall’evento, ai sensi dell’articolo

10, comma 1, della legge 21 novembre 2000, n.353;

f) nei boschi danneggiati da attacchi parassitari o da altre cause.

2. In tutti i boschi non è inoltre consentito il pascolo caprino ad eccezione di una fascia

della profondità di venti metri lungo le strade e purché non vengano prodotti danni agli

alberi presenti, salvo deroghe autorizzate dall’ente competente per territorio nei casi in

cui si abbiano garanzie che il pascolo non produce danni al bosco.

3. Per l'esercizio del pascolo nei boschi, non ricompresi nel comma 1, deve essere

presentata comunicazione di intervento, conforme all'allegato H, all'ente competente per

territorio con i procedimenti amministrativi previsti all’articolo 52, dalla quale deve

risultare il numero dei capi, il tipo di bestiame, la superficie interessata e la

certificazione sanitaria relativa allo spostamento degli animali al pascolo.

4. L’ente competente per territorio, in relazione all’andamento stagionale e alle

particolari condizioni del bosco può limitare o sospendere l'esercizio del pascolo.

5. Per la violazione ai divieti di cui ai commi 1 e 2 e alle prescrizioni di cui al comma 4

si applicano le sanzioni amministrative di cui all’articolo 48, comma 9, lettera b) della

l.r. 28/2001.

6. Nel caso di danneggiamento di alberi per i motivi indicati al comma 2 si applicano le

sanzioni amministrative di cui all’articolo 48, comma 3 della l.r. 28/2001.

7. Nel caso di mancato rispetto delle prescrizioni stabilite ai sensi del comma 2 si

applicano le sanzioni di cui all’articolo 48, comma 12 della l.r. 28/2001.

8. Per i mancati adempimenti previsti al comma 3, gli organi di vigilanza intimano la

sospensione dei lavori fino ad avvenuta presentazione della comunicazione di intervento

e relativa decorrenza dei termini per come indicato all’articolo 52.

9. Nel caso che a seguito di intimazione alla sospensione dei lavori gli stessi non

vengano sospesi si applicano le sanzioni amministrative di cui all’articolo 48, comma

11 della l.r. 28/2001.

CAPO IV

NORME PARTICOLARI PER LE PROPRIETA’ DEGLI ENTI PUBBLICI E PER LE

PROPRIETA’ COLLETTIVE

Art. 21.

(Gestione del patrimonio silvo-pastorale degli enti pubblici e delle proprietà collettive)

1. I patrimoni silvo-pastorali appartenenti agli enti pubblici ed alle proprietà collettive

devono essere gestiti in conformità ad un PGF che prenda in considerazione l’intera

superficie di proprietà.

2. Per la redazione, le modalità di autorizzazione del PGF, la realizzazione degli

interventi previsti dal PGF, diversi da quelli indicati al comma 3, e per le sanzioni in

caso di mancato adempimento a quanto indicato nel PGF si applicano le norme di cui

all’articolo 7.

3. Gli interventi selvicolturali previsti dal PGF con finalità commerciali per qualsiasi

superficie di intervento, devono essere realizzati sulla base della stima del valore di

macchiatico e del capitolato tecnico, secondo lo schema di cui all'allegato I, redatti da

tecnico abilitato all’esercizio della professione ed autorizzati dall'ente competente per

territorio con i procedimenti amministrativi previsti all’articolo 52.

4. Per la realizzazione degli interventi indicati al comma 3 dovranno inoltre essere

redatti da un tecnico nominato dal venditore: il verbale di consegna, il verbale di

misurazione ed il prospetto del rilievo dei danni, in conformità a quanto indicato

nell'allegato J.

5. È di competenza dell'ente competente per territorio la stesura della relazione di

collaudo e il rilascio della dichiarazione liberatoria, redatti in conformità a quanto

indicato nell'allegato K, entro novanta giorni dal ricevimento della richiesta di collaudo,

da parte del venditore, completa del prospetto del rilievo dei danni.

6. In caso di utilizzazioni del bosco a fini commerciale realizzate senza l’autorizzazione

di cui al comma 3 si applica la sanzione amministrativa di cui all’articolo 48, comma 11

della l.r. 28/2001.

7. Per i mancati adempimenti a quanto previsto dal PGF e dal capitolato tecnico

autorizzato si applicano le sanzioni di cui all’articolo 48, comma 12 della l.r. 28/2001

oltre alle sanzioni previste dal presente regolamento in relazione alla tipologia di

interventi effettuati in difformità.

Art. 22.

(Progetto di taglio dei boschi degli enti pubblici e delle proprietà collettive)

1. Nei patrimoni silvo-pastorali degli enti pubblici e delle proprietà collettive, in attesa

della predisposizione dei PGF di cui all’articolo 21, tutti gli interventi selvicolturali, per

qualsiasi superficie di intervento, devono essere realizzati sulla base di un progetto di

taglio, redatto da tecnico abilitato all’esercizio della professione in conformità a quando

indicato all’articolo 5, ed autorizzato dall'ente competente per territorio con i

procedimenti amministrativi previsti all’articolo 52, precisando in particolare:

a) la superficie totale boscata di proprietà;

b) la superficie e riferimenti catastali degli interventi, uso commercio, realizzati negli

ultimi cinque anni.

2. Per gli interventi selvicolturali con finalità commerciali si applicano le procedure e

gli adempimenti di cui all’articolo 21, commi 3, 4, 5, 6 e 7.

3. In deroga ai commi 1 e 2, alle utilizzazioni boschive per uso civico sono applicate le

norme generali previste all’articolo 4, integrando la comunicazione di taglio con il

numero degli aventi diritto che hanno fatto richiesta di uso civico per la stagione silvana

di riferimento.

4. Per i mancati adempimenti previsti dal progetto di taglio autorizzato si applicano le

sanzioni di cui all’articolo 48, comma 12 della l.r. 28/2001 oltre alle sanzioni previste

dal presente regolamento in relazione alla tipologia di interventi effettuati in difformità.

5. Per i mancati adempimenti previsti al comma 3, gli organi di vigilanza intimano la

sospensione dei lavori fino ad avvenuta presentazione della comunicazione, o

dell'eventuale progetto di taglio, e relativa decorrenza dei termini per come indicato

all’articolo 52.

6. Nel caso che a seguito di intimazione alla sospensione dei lavori gli stessi non

vengano sospesi si applicano le sanzioni amministrative di cui all’articolo 48, comma

11 della l.r. 28/2001.

CAPO V

NORME PARTICOLARI PER I BOSCHI GOVERNATI A CEDUO

SEZIONE I

NORME COMUNI PER L’UTILIZZAZIONE

DEI BOSCHI CEDUI

Art. 23.

(Definizioni)

1. Si definiscono boschi cedui semplici quei boschi costituiti esclusivamente o

principalmente da piante coetanee derivanti da rinnovazione agamica per riscoppio delle

ceppaie, denominate polloni, e da un numero di piante provenienti da rinnovazione

gamica o agamica di età multipla di quella dei polloni, denominate matricine, non

superiore a due terzi del numero minimo previsto all’articolo 33 in relazione alle specie

presenti.

2. Si definiscono boschi cedui matricinati quei boschi costituiti da polloni e da un

numero di matricine non inferiore a due terzi del numero minimo e non superiore al

numero massimo come previsti dall’articolo 33 in relazione alle specie presenti.

3. Si definiscono boschi cedui intensamente matricinati quei boschi costituiti da polloni

e da un numero di matricine superiore al numero massimo previsto all’articolo 33 in

relazione alle specie presenti, e comunque non distribuite come indicato al comma 4.

4. Si definiscono boschi cedui composti quei boschi costituiti da polloni e da un numero

di matricine non inferiore a centottanta piante ad ettaro e comunque distribuite come

minimo in quattro turni e con almeno venti matricine di tre turni e dieci di quattro turni

ed oltre per ettaro.

5. Si intende per turno dei boschi cedui il numero di anni che intercorre tra un taglio di

utilizzazione del bosco di origine agamica e il successivo, indipendentemente dai turni

minimi e massimi stabiliti dal presente regolamento.

Art. 24.

(Stagione di taglio e di esbosco)

1. Per i boschi cedui la stagione dei tagli è regolata come segue:

a) fino a cinquecento metri di altitudine: 15 ottobre – 31 marzo;

b) da cinquecento a mille metri di altitudine: 1 ottobre – 15 aprile;

c) da mille a milleduecento metri di altitudine: 15 settembre – 30 aprile;

d) oltre milleduecento metri di altitudine: 1 settembre – 30 aprile.

2. Qualora si verifichino prolungate e ricorrenti avverse condizioni climatiche che non

consentano il lavoro in bosco, l’ente competente per territorio può prolungare la durata

della stagione di taglio stabilita dal comma 1 per un massimo di quindici giorni di

proroga.

3. L’esbosco deve avvenire il più prontamente possibile e prima della ripresa vegetativa

delle ceppaie e delle matricine, e comunque entro quindici giorni successivi dalla data di

chiusura della stagione di taglio di cui ai commi 1 e 2.

4. Per il mancato rispetto dei termini indicati al comma 1 e 2 si applicano le sanzioni

amministrative di cui all’articolo 48, comma 11 della l.r. 28/2001.

5. Per il mancato rispetto del termine indicato al comma 3 si applicano le sanzioni

amministrative di cui all’articolo 48, comma 9, lettera a), della l.r. 28/2001.

Art. 25.

(Taglio contemporaneo delle matricine e dei polloni)

1. Il taglio delle matricine è consentito solamente in contemporaneità a quello del bosco

ceduo, ad eccezione di quanto indicato al comma 2.

2. In deroga al comma 1, è consentito, previa richiesta di autorizzazione, conforme

all'allegato G, all’ente competente per territorio con i procedimenti amministrative

previsti all'articolo 52, il taglio di matricine finalizzato a consentire l’affermazione e un

migliore accrescimento di specie a legname pregiato presenti sporadicamente.

L'autorizzazione è concessa a condizione che l'intervento sia limitato al taglio delle sole

piante che ostacolano la crescita di piante con fusto di ottima forma appartenenti alle

suddette specie.

3. Per ogni matricina tagliata in violazione ai commi 1 e 2, o senza l’autorizzazione

viene applicata la sanzione amministrativa di cui all’articolo 48, commi 3 e 9, lettera a)

della l.r. 28/2001.

Art. 26.

(Turno dei boschi cedui)

1. Per i boschi cedui il turno dei tagli è così regolato:

a) per il leccio, il corbezzolo e le altre specie della macchia mediterranea: da anni

venticinque ad anni quaranta;

b) per le querce caducifoglie: da anni diciotto ad anni quaranta;

c) per i carpini e l’orniello: da anni quindici ad anni quaranta;

d) per il castagno un turno minimo pari a anni quindici;

e) per il faggio: da anni venticinque ad anni trentacinque;

f) per l’ontano nero, il nocciolo, la robinia, i salici, i pioppi bianco, nero e tremolo un

turno minimo pari a dieci anni.

2. Il turno regolato dal comma 1 si basa sull’età raggiunta dai polloni.

3. Per i boschi cedui misti si osserva il turno della specie prevalente.

4. L’ente competente per territorio può autorizzare tagli in deroga ai turni minimi di cui

al comma 1 per i cedui di castagno posti nelle aree con gravi problemi fitosanitari e per

il prelievo di talee necessarie per opere di ingegneria naturalistica.

5. Per la violazione alle prescrizioni di cui ai commi precedenti viene applicata la

sanzione amministrativa di cui all’articolo 48, commi 3 e 11 della l.r. 28/2001.

Art. 27.

(Estensione delle superfici utilizzate)

1. Nei boschi governati a ceduo l’estensione di ogni singola superficie utilizzata

accorpata all’interno di una stessa proprietà non può superare il limite di cinque ettari.

2. All’interno della stesa proprietà sono vietati i tagli di utilizzazione che, in contiguità

con aree boscate denudate per varie cause, comprese le utilizzazioni eseguite nei

precedenti tre anni, interessano una superficie superiore a dieci ettari.

3. Le superfici utilizzate non si intendono accorpate o contigue se separate da fasce di

bosco adulto di almeno cento metri di profondità.

4. Per la violazione alle prescrizioni di cui ai commi precedenti viene applicata la

sanzione amministrativa di cui all’articolo 48, commi 3 e 11 della l.r. 28/2001.

Art. 28.

(Sfolli e diradamenti)

1. Quando il bosco ha raggiunto l’età di sette anni sono consentiti, in qualsiasi stagione

e per qualsiasi superficie di intervento, i tagli di sfollo e di diradamento che eliminino i

polloni dominati e, fra i condominanti, i peggiori se sovrannumerari, presenti su ogni

singola ceppaia nel numero massimo di un terzo.

2. Sono altresì consentiti dopo sette anni gli interventi finalizzati alla selezione ed

allevamento di specie a legname pregiato presenti nel bosco.

3. Per la realizzazione di sfolli e diradamenti, per qualsiasi superficie di intervento, deve

essere presentata comunicazione di taglio, conforme all'allegato B, all'ente competente

per territorio con i procedimenti amministrativi previsti all’articolo 52.

4. Nel caso di tagli di sfollo e diradamento eseguiti prima che il bosco abbia raggiunto

sette anni viene applicata la sanzione amministrativa di cui all’articolo 48, comma 11

della l.r. 28/2001.

5. Nel caso di interventi di intensità superiore a quanto indicato al comma 1 si applicano

le sanzioni amministrative di cui all’articolo 48, comma 9, lettera a) della l.r. 28/2001.

6. Per i mancati adempimenti previsti al comma 3, gli organi di vigilanza intimano la

sospensione dei lavori fino ad avvenuta presentazione della comunicazione di taglio e

relativa decorrenza dei termini per come indicato all’articolo 52.

7. Nel caso che a seguito di intimazione alla sospensione dei lavori gli stessi non

vengano sospesi si applicano le sanzioni amministrative di cui all’articolo 48, comma

11 della l.r. 28/2001.

Art. 29.

(Reclutamento degli allievi)

1. In fase di utilizzazione devono essere escluse dal taglio, in qualità di matricine, le

piante dell’età del bosco ceduo, denominate allievi, migliori per portamento e vigoria,

capaci di formare in breve una chioma ben sviluppata e simmetrica e distribuite

possibilmente in modo uniforme su tutta la superficie utilizzata o a gruppi, secondo

quanto indicato all’articolo 30, comma 2.

2. Qualora le caratteristiche del bosco o di parte di esso non assicurino la resistenza

degli alberi all’isolamento, è d’obbligo rilasciare, in sostituzione degli stessi, gruppi di

polloni su una unica ceppaia, denominata voliera. Ogni voliera è computata come una

matricina.

3. In presenza di radure o ai margini esterni del bosco dovranno essere preferite le

voliere in sostituzione degli allievi.

4. Per la violazione delle prescrizioni di cui ai commi 1 e 2 si applica la sanzione di cui

all’articolo 48, comma 9, lettera a), della l.r. 28/2001.

Art. 30.

(Trattamento delle matricine)

1. Nella scelta delle matricine deve prevalere un criterio di tipo qualitativo in modo da

rilasciare per il turno successivo i soggetti meglio conformati e più vigorosi,

mantenendo una distribuzione possibilmente uniforme su tutta la superficie utilizzata o

per gruppi.

2. Nel caso di rilascio di matricine per gruppi, i gruppi devono avere larghezza minima,

misurata al piede degli alberi posti al margine del gruppo, non inferiore alla metà

dell'altezza media delle matricine. La distanza fra i singoli gruppi, misurata fra la

proiezione delle chiome degli alberi posti ai margini dei gruppi, deve essere compresa

tra una volta ed una volta e mezzo il valore dell'altezza media delle matricine. I gruppi

così determinati devono costituire porzioni del soprassuolo escluse dall’intervento di

utilizzazione.

3. Per la violazione delle prescrizioni di cui ai commi 1 e 2 si applica la sanzione di cui

all’articolo 48, comma 9, lettera a) della l.r. 28/2001.

Art. 31.

(Trattamento e rilascio di specie diverse)

1. Al fine di garantire la diversità specifica presente nei boschi cedui, devono essere

rilasciate o adeguatamente trattate le latifoglie arboree forestali di specie diversa da

quelle prevalenti nel bosco.

2. Le piante di cui al comma 1, se ne hanno la qualità secondo quanto stabilito

all’articolo 29, entrano nel computo delle matricine.

3. Per la violazione alle prescrizioni di cui al comma 1 viene applicata la sanzione

amministrativa di cui all’articolo 48, comma 9, lettera a) della l.r. 28/2001.

Art. 32.

(Carbonizzazione)

1. Per effettuare la carbonizzazione in bosco nelle aie carbonili esistenti deve essere

presentata comunicazione di intervento, conforme all'allegato H, all’ente competente

per territorio almeno quindici giorni prima dell’inizio dei lavori.

2. La carbonizzazione in bosco può essere effettuata nel periodo compreso fra il 1

novembre e il 31 marzo, salvo deroghe autorizzate dall’ente competente per territorio

prescrivendo speciali ed opportune cautele.

3. Durante la preparazione del carbone il terreno circostante deve essere costantemente

vigilato da operatori esperti al fine di evitare ogni pericolo di incendio al bosco

circostante.

4. Nel caso di mancato rispetto dei termini indicati al comma 2 si applica le sanzioni

amministrativa di cui all’articolo 48, comma 20 della l.r. 28/2001.

5. Per i mancati adempimenti previsti al comma 1, gli organi di vigilanza intimano la

sospensione dei lavori fino ad avvenuta presentazione della comunicazione di taglio e

relativa decorrenza dei termini per come indicato all’articolo 52.

6. Nel caso che a seguito di intimazione alla sospensione dei lavori gli stessi non

vengano sospesi si applicano le sanzioni amministrative di cui all’articolo 48, comma

11 della l.r. 28/2001.

SEZIONE II

NORME SPECIFICHE IN BASE AL TRATTAMENTO

Art. 33.

(Boschi cedui matricinati)

1. Nei boschi cedui matricinati le matricine da rilasciare, inclusi gli allievi, devono

essere ripartite in un numero pari a 2/3 dell’età del turno ed in 1/3 di età multipla del

turno, per una consistenza complessiva:

a) da centoventi a centottanta piante ad ettaro nei boschi cedui a prevalenza di faggio,

leccio, corbezzolo ed altre specie della macchia mediterranea;

b) da trenta a settanta piante ad ettaro nei boschi cedui a prevalenza di castagno, ontano

nero, robinia, salici, pioppi bianco, nero e tremolo;

c) da ottanta a centocinquanta piante ad ettaro nei boschi cedui a prevalenza di altre

specie.

2. Solo nel caso in cui venga accertata l’assenza di matricine appartenenti all’età

multipla del turno, le stesse possono essere surrogate con altrettante dell’età del turno.

3. I valori riportati nel comma 1 non si applicano nel caso di matricinatura per gruppi

come indicato all’articolo 30, comma 2.

4. L’ente competente per territorio può autorizzare o prescrivere il rilascio di un numero

di matricine inferiore ai minimi sopra indicati, fermo restando il numero minimo

indicato all’articolo 23, comma 2, quando la situazione colturale lo consenta o per

garantire una più efficace rinnovazione agamica del bosco.

5. Nel caso di rilascio di un numero di matricine inferiore ai valori minimi stabiliti o

autorizzati si applicano le sanzioni amministrative di cui all’articolo 48, commi 3 e 9,

lettera a), della l.r. 28/2001.

6. Nel caso di rilascio di un numero di matricine superiore ai valori massimi stabiliti o

autorizzati, per ogni pianta rilasciata in eccesso si applicano le sanzioni amministrative

di cui al l’articolo 48, comma 9, lettera a) della l.r. 28/2001.

Art. 34.

(Boschi cedui intensamente matricinati)

1. Nei boschi cedui intensamente matricinati che si intende continuare a governare a

ceduo, il numero delle matricine da rilasciare, inclusi gli allievi, deve essere

progressivamente ridotto.

2. La riduzione del numero complessivo delle matricine non deve superare il venti per

cento ad ogni intervento, nel rispetto delle modalità indicate all’articolo 30, comma 1 e

di quanto indicato all’articolo 33 in relazione alle specie presenti.

3. Nel caso in cui la riduzione del venti per cento comporti comunque un numero di

matricine superiore ai massimi indicati all’articolo 33 le matricine devono essere

ripartite in 1/3 dell’età del turno ed in 2/3 di età multipla al turno.

4. Nel caso di rilascio di un numero di matricine inferiore ai valori minimi stabiliti si

applicano le sanzioni amministrative di cui all’articolo 48, commi 3 e 9, lettera a) della

l.r. 28/2001.

5. Nel caso di rilascio di un numero di matricine superiore a quello esistente prima

dell’intervento, per ogni pianta rilasciata in eccesso si applicano le sanzioni

amministrative di cui all’articolo 48, comma 9, lettera a) della l.r. 28/2001.

Art. 35.

(Boschi cedui composti)

1. Nel corso dell’utilizzazione dei boschi cedui composti le matricine, inclusi gli allievi,

da rilasciare dovranno avere una consistenza compresa fra centottanta e

duecentoquaranta piante ad ettaro, reclutate rispettando come minimo la seguente

suddivisione in classi di età:

a) cento allievi;

b) cinquanta matricine di due turni;

c) venti matricine di tre turni;

d) dieci matricine di quattro turni.

2. Fermo restando quanto stabilito dall’articolo 23, comma 4 solo nel caso in cui venga

accertata l’assenza di matricine appartenenti ai turni specificati al comma 1, le stesse

possono essere surrogate con altrettante dei turni immediatamente inferiori.

3. Nel caso di rilascio di un numero di matricine inferiore ai valori minimi stabiliti o

autorizzati si applicano le sanzioni amministrative di cui all’articolo 48, commi 3 e 9,

lettera a), della l.r. 28/2001.

4. Nel caso di rilascio di un numero di matricine superiore ai valori massimi stabiliti o

autorizzati, per ogni pianta rilasciata in eccesso si applicano le sanzioni amministrative

di cui all’articolo 48, comma 9, lettera a) della l.r. 28/2001.

Art. 36.

(Trasformazione dei boschi cedui)

1. La trasformazione da bosco ceduo semplice a bosco ceduo matricinato deve essere

eseguita nel rispetto di quanto stabilito agli articoli 29, 30 e 33.

2. La trasformazione dei boschi cedui composti in boschi cedui matricinati ed

intensamente matricinati, per qualsiasi superficie di intervento, deve essere realizzata

sulla base di un progetto di taglio, redatto da tecnico abilitato all’esercizio della

professione in conformità a quando indicato all’articolo 5, ed autorizzato dall'ente

competente per territorio con i procedimenti amministrativi previsti all’articolo 52.

3. Nel caso di mantenimento del trattamento a bosco ceduo semplice e di trasformazione

dei boschi cedui composti, matricinati ed intensamente matricinati in boschi cedui

semplici si applicano le sanzioni amministrative di cui all’articolo 48, commi 3 e 11

della l.r. 28/2001 oltre alle sanzioni previste dalle norme vigenti in materia di tutela

ambientale e del paesaggio.

Art. 37.

(Taglio di avviamento all’alto fusto)

1. Il taglio di avviamento all’alto fusto consiste in una operazione di diradamento del

bosco tesa a favorire lo sviluppo delle piante e dei polloni meglio conformati, di

maggiore vigore vegetativo e ben distribuiti in modo tale da garantire nel tempo la

costituzione di un bosco avente la struttura propria della fustaia.

2. Il taglio di avviamento all’alto fusto non può compiersi prima che il bosco di origine

agamica abbia raggiunto l’età del turno minimo secondo quanto stabilito dall’articolo 26

e l’intensità di intervento non può superare i limiti stabiliti per i diradamenti

dall’articolo 43, comma 2.

3. Il taglio di avviamento all'alto fusto è consentito per qualsiasi superficie di intervento,

previa comunicazione di taglio, conforme all'allegato B, all'ente competente per

territorio con i procedimenti amministrativi previsti all’articolo 52.

4. Il taglio di avviamento all’alto fusto e l’esbosco del materiale utilizzato possono

essere eseguiti in qualsiasi periodo dell’anno.

5. Per la violazione alle prescrizioni di cui al comma 2 si applicano le sanzioni

amministrative di cui all’articolo 48, comma 3 e 9, lettera a), della l.r. 28/2001.

6. Per i mancati adempimenti previsti al comma 3, gli organi di vigilanza intimano la

sospensione dei lavori fino ad avvenuta presentazione della comunicazione di taglio e

relativa decorrenza dei termini per come indicato all’articolo 52.

7. Nel caso che a seguito di intimazione alla sospensione dei lavori gli stessi non

vengano sospesi si applicano le sanzioni amministrative di cui all’articolo 48, comma

11 della l.r. 28/2001.

Art. 38.

(Boschi cedui che hanno superato l’età del turno)

1. Nei boschi cedui che hanno superato l’età del turno massimo sono consentiti per

qualsiasi superficie di intervento, previa comunicazione di taglio, conforme all'allegato

B, all'ente competente per territorio con i procedimenti amministrativi previsti

all’articolo 52, gli interventi che favoriscono l’evoluzione strutturale in atto secondo le

modalità dettate all’articolo 37.

2. L’utilizzazione che riporti il bosco ceduo ad una gestione ordinaria, per qualsiasi

superficie di intervento, deve essere realizzata sulla base di un progetto di taglio, redatto

da tecnico abilitato all’esercizio della professione in conformità a quando indicato

all’articolo 5, ed autorizzato dall'ente competente per territorio, con i procedimenti

amministrativi previsti all’articolo 52, che valuta la capacità rigenerativa per via

agamica del bosco.

3. In caso di utilizzazione del bosco senza l’autorizzazione di cui al comma 2 si applica

la sanzione amministrativa di cui all’articolo 48, comma 11 della l.r. 28/2001 e, nel caso

in cui l’intervento non sia rispondente, in relazione alla situazione preesistente, alle

prescrizioni selvicolturali di cui agli articoli 33, 34 e 35 anche la sanzione

amministrativa di cui all’articolo 48, comma 3.

4. Per i mancati adempimenti previsti al comma 1, gli organi di vigilanza intimano la

sospensione dei lavori fino ad avvenuta presentazione della comunicazione di taglio e

relativa decorrenza dei termini per come indicato all’articolo 52.

5. Nel caso che a seguito di intimazione alla sospensione dei lavori gli stessi non

vengano sospesi si applicano le sanzioni amministrative di cui all’articolo 48, comma

11 della l.r. 28/2001.

CAPO VI

NORME PARTICOLARI PER I BOSCHI DI ALTO FUSTO E PER LE FUSTAIE DI

ORIGINE AGAMICA

SEZIONE I

NORME GENERALI

Art. 39.

(Definizioni)

1. Si considerano boschi di alto fusto o fustaie quei boschi provenienti da rinnovazione

prevalentemente gamica, sia essa naturale o artificiale.

2. Si considerano fustaie di origine agamica i boschi cedui sottoposti a taglio di

avviamento all'alto fusto. Le fustaie di origine agamica sono assimilate, ai fini del

presente regolamento, ai boschi di alto fusto o fustaie.

Art. 40.

(Esecuzione degli interventi)

1. Nei boschi di alto fusto gli interventi selvicolturali e l’esbosco possono essere

eseguiti in qualsiasi periodo dell’anno.

2. Al fine di garantire la diversità specifica presente nei boschi di alto fusto, devono

essere rilasciate o adeguatamente trattate le latifoglie arboree forestali di specie diversa

da quelle prevalenti nel bosco.

3. In caso di mancato adempimento di quanto indicato al comma 2 si applica la sanzione

amministrativa di cui all’articolo 48, comma 9, lettera a) della l.r. 28/2001.

SEZIONE II

NORME PER LE FUSTAIE COETANEE

Art. 41.

(Definizione)

1. Si intendono fustaie coetanee o coetaneiformi quei boschi costituiti da soggetti aventi

la medesima classe di età o che comunque presentano struttura spaziale tendenzialmente

monoplana.

Art. 42.

(Sfolli e diradamenti)

1. Sono consentiti su qualsiasi superficie di intervento, previa comunicazione di taglio

conforme all'allegato B all'ente competente per territorio con i procedimenti

amministrativi previsti all’articolo 52, gli sfolli, ovvero gli interventi operati su boschi

giovani e poco differenziati, di età inferiore a venti anni e comunque di altezza inferiore

a dieci metri, tesi ad eliminare i soggetti danneggiati, malformati, deperienti e

sovrannumerari mantenendo quasi il contatto fra le chiome delle piante rilasciate e che

interessino comunque non oltre il cinquanta per cento delle piante presenti.

2. Sono consentiti su qualsiasi superficie di intervento, previa comunicazione di taglio

conforme all'allegato B all'ente competente per territorio con i procedimenti

amministrativi previsti all’articolo 52, i diradamenti, ovvero i tagli intercalari di parte

delle piante di una fustaia di età superiore a venti anni e comunque di altezza superiore a

dieci metri, con lo scopo principale di aumentarne la stabilità e l’efficienza funzionale

selezionando le piante migliori, senza che si verifichino interruzioni permanenti della

copertura arborea secondo i seguenti limiti:

a) nei boschi di età inferiore a cinquanta anni, le chiome delle piante che rimangono in

piedi non possono essere distanti fra loro più di un metro e mezzo, ad eccezione di

eventuali aperture della copertura ammissibili nel numero massimo di cinque per ettaro

e delle dimensioni, misurate al limite della proiezione delle chiome delle piante

rilasciate, non superiore a duecento metri quadrati;

b) nei boschi di età superiore a cinquanta anni, le chiome delle piante che rimangono in

piedi non possono essere distanti fra loro più di tre metri, ad eccezione di eventuali

aperture della copertura, quando non già esistenti, o allargamento di quelle preesistenti,

ammissibili nel numero massimo di cinque per ettaro e delle dimensioni, misurate al

limite della proiezione delle chiome delle piante rilasciate, non superiore a quattrocento

metri quadrati.

3. Gli interventi di cui alla lettere a) e b) del comma 2 sono consentiti anche per la

trasformazione da fustaia coetanea a fustaia disetanea.

4. Per la violazione alle prescrizioni di cui ai commi 1 e 2 si applica la sanzione

amministrativa di cui all’articolo 48, commi 3 e 9, lettera a), della l.r. 28/2001.

5. Per i mancati adempimenti previsti ai commi 1 e 2, gli organi di vigilanza intimano la

sospensione dei lavori fino ad avvenuta presentazione della comunicazione di taglio e

relativa decorrenza dei termini per come indicato all’articolo 52.

6. Nel caso che a seguito di intimazione alla sospensione dei lavori gli stessi non

vengano sospesi si applicano le sanzioni amministrative di cui all’articolo 48, comma

11 della l.r. 28/2001.

Art. 43.

(Trattamento a tagli successivi)

1. Le fustaie coetaneiformi sono trattate a tagli successivi uniformi o a gruppi.

2. Il trattamento a tagli successivi favorisce l’insediamento della rinnovazione naturale

nei boschi esistenti, aventi età superiore al turno minimo di cui all'articolo 45, mediante

due o più interventi, di cui il primo è il taglio di sementazione, eventualmente preceduto

da un taglio di preparazione, e l’ultimo è il taglio di sgombero. Gli eventuali tagli

effettuati fra i due estremi indicati sono i tagli secondari.

3. Il taglio di preparazione può essere eseguito su qualsiasi superficie di intervento,

previa comunicazione di taglio conforme all'allegato B all'ente competente per territorio

con i procedimenti amministrativi previsti all’articolo 52, non prima di dieci anni

precedenti l’età del turno minimo di cui all’articolo 45 e consiste in un intervento di

diradamento eseguito per le finalità di cui all’articolo 42, comma 2 ma avente intensità

maggiore ed effettuato soprattutto con lo scopo di consentire l’ampliamento della

chioma delle piante destinate a produrre seme. Con tale intervento non può essere

asportato più del quindici per cento della massa in piedi presente al momento del taglio.

4. Il taglio di sementazione è un intervento di diradamento del bosco, avente carattere

selettivo e di intensità tale da assicurare un’apertura adeguata della copertura arborea

forestale al fine di consentire l’insediamento della rinnovazione naturale. L’intensità del

taglio di sementazione non può superare i seguenti limiti:

a) per i boschi a prevalenza di cerro e roverella e per le pinete mediterranee il trenta per

cento della massa in piedi presente, se è già stato eseguito il taglio di preparazione, ed il

quaranta per cento della massa in piedi presente, se non è stato eseguito il taglio di

preparazione;

b) per tutti gli altri boschi il venticinque per cento della massa in piedi presente, se è già

stato eseguito il taglio di preparazione, ed il trenta per cento della massa in piedi

presente, se non è stato eseguito il taglio di preparazione.

5. Il taglio di sementazione per qualsiasi superficie di intervento, deve essere realizzato

sulla base di un progetto di taglio, redatto da tecnico abilitato all’esercizio della

professione in conformità a quando indicato all’articolo 5, ed autorizzato dall'ente

competente per territorio, con i procedimenti amministrativi previsti all’articolo 52.

6. I tagli secondari sono interventi di diradamento che possono essere eseguiti, su

qualsiasi superficie di intervento previa comunicazione di taglio conforme all'allegato B

all'ente competente per territorio con i procedimenti amministrativi previsti all’articolo

52, e sono finalizzati a favorire lo sviluppo del novellame e l’ulteriore insediamento

dello stesso. La serie di questi tagli non può avere inizio prima che siano trascorsi

cinque anni dall’esecuzione del taglio di sementazione e l’intervallo di tempo

intercorrente tra gli stessi non può essere inferiore ad anni tre. Nel complesso la serie

dei tagli secondari non può asportare più del quaranta per cento della massa presente a

seguito del taglio di sementazione.

7. Il taglio di sgombero è l’intervento con il quale viene asportata tutta la massa residua

del ciclo precedente. Questo non può essere ffettuato prima che il novellame abbia

raggiunto un’altezza media pari a un metro e non oltre il raggiungimento, da parte del

novellame, di un'altezza media pari a due metri. In assenza di rinnovazione, trascorsi

almeno dieci anni, l’ente competente per territorio può consentire il taglio di sgombero

con successiva rinnovazione artificiale nel rispetto delle finalità del presente

regolamento.

8. Il taglio di sgombero per qualsiasi superficie di intervento, deve essere realizzato

sulla base di un progetto di taglio, redatto da tecnico abilitato all’esercizio della

professione in conformità a quando indicato all’articolo 5, ed autorizzato dall'ente

competente per territorio, con i procedimenti amministrativi previsti all’articolo 52.

9. Per la violazione alle prescrizioni di cui ai commi precedenti si applicano le sanzioni

amministrative di cui all’articolo 48, commi 3 e 9, lettera a) della l.r. 28/2001.

10. Per i mancati adempimenti previsti ai commi 3 e 6, gli organi di vigilanza intimano

la sospensione dei lavori fino ad avvenuta presentazione della comunicazione di taglio e

relativa decorrenza dei termini per come indicato all’articolo 52.

11. Nel caso che a seguito di intimazione alla sospensione dei lavori gli stessi non

vengano sospesi si applicano le sanzioni amministrative di cui all’articolo 48, comma

11 della l.r. 28/2001.

Art. 44.

(Taglio a buche)

1. Il trattamento a taglio a buche dei boschi di alto fusto per qualsiasi superficie di

intervento, deve essere realizzato sulla base di un progetto di taglio, redatto da tecnico

abilitato all’esercizio della professione in conformità a quando indicato all’articolo 5, ed

autorizzato dall'ente competente per territorio, con i procedimenti amministrativi

previsti all’articolo 52.

2. Il trattamento a taglio a buche dei boschi di alto fusto è consentito esclusivamente per

superfici di taglio inferiori a duemila metri quadrati e può interessare tutta la

componente arborea presente.

3. Le buche devono essere distribuite sull’intera superficie di intervento e comunque

non devono interessare complessivamente oltre il venticinque per cento della superficie

totale di intervento.

4. Nelle porzioni di bosco comprese fra le singole buche può essere effettuato il

diradamento secondo quanto indicato all’articolo 42, comma 2.

5. Un successivo intervento che preveda l’aumento della densità delle buche o

l’ampliamento di quelle già realizzate può essere effettuato solo quando la rinnovazione

naturale insediatasi, a seguito del precedente intervento, abbia superato l’altezza media

pari a un metro.

6. Gli interventi previsti dal presente articolo sono consentiti anche per la

trasformazione da fustaia coetanea a fustaia disetanea.

7. Per la violazione alle prescrizioni di cui ai commi 1 e 2 si applica la sanzione

amministrativa di cui all’articolo 48, commi 3 e 9, lettera a) della l.r. 28/2001.

Art. 45.

(Turni minimi per le fustaie coetanee)

1. Si intende per turno il numero di anni che intercorre tra l’impianto o la rinnovazione

del bosco e il successivo taglio di utilizzazione.

2. Per le fustaie coetanee i turni minimi sono i seguenti:

a) fustaie di abete bianco anni cento;

b) fustaie di faggio anni cento;

c) fustaie a prevalenza di cerro anni novanta;

d) fustaie di altre specie quercine anni cento;

e) fustaie di pino nero, di cedro, altre conifere del piano montano e di ontano napoletano

anni sessanta;

f) fustaie di pini mediterranei e di cipressi anni ottanta;

g) fustaie di altre specie autoctone anni ottanta;

h) fustaie di altre specie non autoctone anni sessanta.

3. In caso di bosco misto e di tagli uniformi si osserva il turno della specie prevalente.

4. Per la violazione alle prescrizioni di cui ai commi 2 e 3 si applica la sanzione

amministrativa di cui all’articolo 48, commi 3 e 9, lettera a) della l.r. 28/2001.

SEZIONE III

NORME PER LE FUSTAIE DISETANEE

Art. 46.

(Definizione)

1. Si intendono fustaie disetanee quei boschi aventi una struttura spaziale stratificata e

costituiti da alberi ripartiti, senza soluzione di continuità, in tutte le classi di età e di

diametro, con una frequenza numerica nelle diverse classi diametriche avente

andamento decrescente al crescere del diametro.

2. Si intendono fustaie disetanee per piede d’albero o per pedali i boschi di cui al

comma 1 costituiti da soggetti distribuiti nello spazio per singole piante.

3. Si intendono fustaie disetanee per gruppi i boschi di cui al comma 1 costituiti da

soggetti distribuiti nello spazio per piccoli gruppi coetanei.

Art. 47.

(Trattamento delle fustaie disetanee per piede d’albero)

1. Le fustaie disetanee per piede d’albero sono trattate a taglio saltuario.

2. Il trattamento a taglio saltuario consiste in tagli periodici, detti tagli di curazione, con

i quali vengono utilizzate le piante appartenenti a tutte le classi diametriche, favorendo

la varietà di composizione e l’insediamento della rinnovazione naturale.

3. Il trattamento a taglio saltuario per qualsiasi superficie di intervento, deve essere

realizzato sulla base di un progetto di taglio, redatto da tecnico abilitato all’esercizio

della professione in conformità a quando indicato all’articolo 5, ed autorizzato dall'ente

competente per territorio, con i procedimenti amministrativi previsti all’articolo 52.

4. Ad ogni taglio di curazione non può essere asportato più dell’incremento periodico

relativo al periodo di curazione.

5. Il periodo di curazione, ovvero il numero di anni intercorrente fra un taglio ed il

successivo, non può essere inferiore a dieci anni.

6. Durante il periodo di curazione nessun taglio è ammesso fatta eccezione per gli

interventi di cui all’articolo 19.

7. Per la violazione alle prescrizioni di cui ai commi precedenti si applica la sanzione

amministrativa di cui all’articolo 48, commi 3 e 9, lettera a) della l.r. 28/2001.

Art. 48.

(Trattamento delle fustaie disetanee per piccoli gruppi)

1. Nelle fustaie disetanee per piccoli gruppi si applica ad ogni singolo gruppo coetaneo

il trattamento a tagli successivi o a buche secondo le norme di cui agli articoli 43 e 44.

2. Per la violazione alle prescrizioni di cui al comma precedente si applica la sanzione

amministrativa di cui all’articolo 48, commi 3 e 9, lettera a) della l.r. 28/2001.

SEZIONE IV

NORME PER LE FUSTIE IRREGOLARI

Art. 49.

(Definizione)

1. Si intende per fustaia irregolare il bosco che non sia decisamente né coetaneo, né

disetaneo secondo le definizioni degli articoli 41 e 46 ed in cui può essere presente

anche rinnovazione agamica.

Art. 50.

(Trattamento delle fustaie irregolari)

1. Nelle fustaie irregolari gli interventi selvicolturali per qualsiasi superficie di

intervento, devono essere realizzati sulla base di un progetto di taglio, redatto da tecnico

abilitato all’esercizio della professione in conformità a quando indicato all’articolo 5, ed

autorizzato dall'ente competente per territorio, con i procedimenti amministrativi

previsti all’articolo 52.

2. Nelle fustaie irregolari la realizzazione degli interventi selvicolturali è subordinata

alla preliminare individuazione e definizione del tipo di bosco per singoli gruppi

omogenei nei quali si deve intervenire specificatamente secondo le norme di cui alle

sezioni II e III in base alla tipologia strutturale riscontrata.

3. Fatta eccezione per le necessità dettate dall’esecuzione dei tagli successivi, sulla

stessa superficie non è consentito intervenire con un intervallo di tempo inferiore ad

anni dieci.

4. Per la violazione alle prescrizioni di cui ai commi 1 e 2 si applica la sanzione

amministrativa di cui all’articolo 48, commi 3 e 9, lettera a) della l.r. 28/2001.

SEZIONE V

NORME PER I CASTAGNETI DA FRUTTO

Art. 51.

(Castagneti da frutto)

1. Sono definiti castagneti da frutto le aree in cui siano presenti almeno otto piante di

castagno da frutto ogni duemila metri quadrati di superficie.

2. La trasformazione dei boschi cedui di castagno in castagneti da frutto per qualsiasi

superficie di intervento, deve essere realizzata sulla base di un progetto di taglio, redatto

da tecnico abilitato all’esercizio della professione in conformità a quando indicato

all'allegato L, ed autorizzato dall'ente competente per territorio, con i procedimenti

amministrativi previsti all’articolo 52.

3. Nei castagneti da frutto sono consentite su qualsiasi superficie di intervento senza

comunicazione di intervento le seguenti operazioni colturali:

a) la capitozzatura delle piante per ringiovanire la chioma o per la preparazione

all’innesto;

b) l’esecuzione di innesti;

c) le potature eseguite secondo quanto indicato dall’articolo 12, comma 3;

d) il taglio dei polloni di castagno e delle piante di castagno non da frutto;

e) la formazione ed il ripristino di ripiani, se di altezza inferiore a mezzo metro;

f) la ripulitura della superficie occupata dal castagneto.

4. Nei castagneti da frutto sono consentite su qualsiasi superficie di intervento previa

comunicazione di intervento, conforme all'allegato H, all'ente competente per territorio:

a) la formazione ed il ripristino di ripiani di altezza superiore a mezzo metro;

b) la sostituzione di piante di castagno morte o non più produttive;

c) il taglio delle piante arboree la cui chioma è distante meno di due metri dalla chioma

dei castagni da frutto.

5. Nei castagneti da frutto per qualsiasi superficie di intervento, gli interventi di seguito

elencati devono essere realizzati sulla base di un progetto di taglio, redatto da tecnico

abilitato all’esercizio della professione in conformità a quando indicato all'allegato L, ed

autorizzato dall'ente competente per territorio, con i procedimenti amministrativi

previsti all’articolo 52:

a) la distruzione delle ceppaie delle piante da sostituire. L’autorizzazione è concessa

purché vengano subito colmate le buche risultanti e si provveda alla sollecita messa a

dimora delle piante sostitutive;

b) la conversione dei castagneti da frutto in boschi cedui di castagno. L’autorizzazione è

concessa esclusivamente nei casi di evidenti problemi fitosanitari.

6. Nel caso di interventi difformi da quanto indicato al comma 3, lettere a), c), d), si

applicano le sanzioni amministrative di cui all’articolo 48, comma 9, lettera a) della l.r.

28/2001.

7. Nel caso di interventi difformi da quanto indicato al comma 4, lettere b) e c), si

applicano le sanzioni amministrative di cui all’articolo 48, commi 3 e 9, lettera a) della

l.r. 28/2001.

8. Nel caso di interventi difformi a quanto indicato al comma 3, lettera e), e al comma 4,

lettera a), si applicano le sanzioni amministrative di cui all’articolo 48, comma 11 della

l.r. 28/2001.

9. Nel caso di interventi difformi da quanto indicato al comma 3, lettera f), si applicano

le sanzioni amministrative di cui all’articolo 48, comma 9, lettera a) – punto 2) - della

l.r. 28/2001.

10. Per i mancati adempimenti previsti al comma 4, gli organi di vigilanza intimano la

sospensione dei lavori fino ad avvenuta presentazione della comunicazione di taglio e

relativa decorrenza dei termini per come indicato all’articolo 52.

11. Nel caso che a seguito di intimazione alla sospensione dei lavori gli stessi non

vengano sospesi si applicano le sanzioni amministrative di cui all’articolo 48, comma

11 della l.r. 28/2001.

CAPO VII

PROCEDIMENTI AMMINISTRATIVI

Art. 52.

(Procedimenti amministrativi)

1. I PGF e i PFC necessitano anche di autorizzazione ai sensi delle vigenti norme di

tutela ambientale e del paesaggio se contengono criteri selvicolturali d’intervento non

previsti o difformi dal presente regolamento.

2. Tutte le comunicazioni previste negli articoli del presente titolo devono essere

presentate all’ente competente per territorio almeno quindici giorni prima dell’inizio dei

lavori.

3. Fatto salvo quanto indicato al comma 4, le autorizzazione previste dal presente titolo

sono rilasciate dall’ente competente per territorio che ha tempo novanta giorni dalla data

di ricevimento della richiesta per autorizzare sulla base di quanto stabilito dal presente

regolamento, o negare l’autorizzazione nel caso l’intervento richiesto pregiudichi le

finalità di cui all’articolo 1 della l.r. 28/2001. Trascorso inutilmente tale periodo senza

che siano state dettate da parte dell’ente competente per territorio le proprie

determinazioni, l’intervento si intende autorizzato nel rispetto delle norme del presente

regolamento.

4. Le autorizzazioni previste per il PPT, il PGF e il PFC sono rilasciate dall’ente

competente per territorio che ha tempo centoventi giorni dalla data di ricevimento della

richiesta per autorizzare sulla base di quanto stabilito dal presente regolamento, o

negare l’autorizzazione nel caso l’intervento richiesto pregiudichi le finalità di cui

all’articolo 2 del presente regolamento.

5. Gli interventi indicati nelle comunicazioni e nelle autorizzazioni rilasciate ai sensi del

comma 3 devono essere realizzati entro ventiquattro mesi per i boschi di alto fusto ed

entro due stagioni silvane per i boschi cedui, dalla data di invio della comunicazione o

di efficacia dell’autorizzazione, salvo proroga concessa dall’ente competente per

territorio per un massimo di dodici mesi o una stagione silvana. Trascorsi inutilmente

tali periodi le procedure amministrative devono ripetersi come indicato nei commi

precedenti.

6. L’ente competente per territorio provvede ad inviare per conoscenza copia delle

comunicazioni e delle autorizzazioni rilasciate, anche con silenzio assenso, agli organi

di vigilanza competenti per territorio.

TITOLO III

NORME PER I TERRENI AGRARI

E I TERRENI SALDI

Art. 53.

(Definizioni)

1. Le norme del presente titolo si applicano ai terreni sottoposti a vincolo idrogeologico.

2. Si intende per terreno agrario coltivato la superficie che rientra nelle rotazioni

colturali di piante erbacee o quelle con colture legnose agrarie.

3. Si intende per terreno saldo quel terreno che da almeno dieci anni non sia sottoposto a

ordinarie lavorazioni del terreno ai fini agricoli, e sul quale si è insediata una

vegetazione spontanea erbacea, arbustiva, o arborea, che presenta valori di estensione e

copertura inferiori a quelli indicati nelle definizioni di arbusteto di cui al comma 4, e di

bosco, di cui all’articolo 5 della l.r. 28/2001.

4. Per arbusteti si intendono le superfici con copertura arborea inferiore al venti per

cento e con almeno il venti per cento di superficie coperta da specie arbustive, ovvero

da specie legnose perenni di altezza generalmente compresa fra mezzo metro e cinque

metri e spesso prive di un fusto o una chioma identificabile.

5. Si definisce arbusto la pianta legnosa perenne policormica, con ramificazione che

prevale sui fusti e che presenta un’altezza inferiore a cinque metri.

Art. 54.

(Lavorazione del terreno agrario)

1. Tutte le pratiche colturali agronomiche che hanno per oggetto i terreni agrari, come

definiti all’articolo 53, sono consentite.

2. Il proprietario o possessore dei terreni deve curare il mantenimento a regola d’arte

delle opere di sistemazione idraulica.

3. Nei casi in cui la pratica in uso per la lavorazione del suolo, a causa della scarsa

consistenza e della eccessiva pendenza del terreno, possa provocare denudazioni,

perdita di stabilità o turbare il regime delle acque, l’ente competente per territorio, su

segnalazione degli organi di vigilanza, intima la sospensione degli interventi e stabilisce

le prescrizioni di intervento per il terreno in oggetto.

4. Per la violazione alle prescrizioni di cui ai commi precedenti si applica la sanzione

amministrativa di cui all’articolo 48, comma 11 l.r. 28/2001.

Art. 55.

(Modalità di trasformazione dei terreni saldi)

1. La rimessa a coltivazione agraria dei terreni saldi deve essere sottoposta

all’autorizzazione dell’ente competente per territorio con i procedimenti amministrativi

previsti all’articolo 57.

2. La richiesta di autorizzazione, conforme all’allegato G, deve essere corredata da:

a) relazione tecnica che contenga la descrizione della morfologia del terreno, del tipo e

modalità di lavoro ed indichi in particolare le opere di sistemazione idraulico - agraria,

la profondità massima delle lavorazioni, le eventuali opere d’arte ed accorgimenti

tecnici necessari per evitare frane e erosioni;

b) corografia con ubicazione dell’area su carta topografica in scala 1:25.000;

c) ubicazione degli interventi su carta plano-altimetrica a scala non inferiore a 1:10.000;

d) planimetria catastale a scala non inferiore a 1:2.000, con indicazione della superficie

di intervento.

3. Per i lavori eseguiti senza l’autorizzazione o in difformità a quanto in essa indicato si

applica la sanzione amministrativa di cui all’articolo 48, comma 11 della l.r. 28/2001.

Art. 56.

(Taglio ed estirpazione degli arbusteti)

1. Sono sottoposte alle prescrizione del presente articolo le formazioni arbustive come

definite all’articolo 53, comma 3.

2. È consentito il taglio degli arbusteti ai fini dell’attività agro–silvo–pastorale, salvo

quanto stabilito all’articolo 14, comma 5 della l.r. 28/2001.

3. L'estirpazione degli arbusteti, radicati sui terreni aventi pendenza superiore all’ottanta

per cento e su quelli posti sopra il limite altitudinale della vegetazione arborea, è

consentita solo nell'ambito dei progetti di rimboschimento quando effettuata a buche, a

piazzole o a gradoni orizzontali della larghezza massima di un metro lasciando integra

una fascia di terreno almeno doppia di quella lavorata.

4. Per l’estirpazione degli arbusteti ai fini dell’attività agro-silvo-pastorale, su terreni

con pendenza inferiore all’ottanta per cento, deve essere presentata richiesta di

autorizzazione, conforme all'allegato G all’ente competente per territorio con i

procedimenti amministrativi previsti all’articolo 55, specificando la zona e la

motivazione dell’intervento, e tenuto conto di quanto stabilito all’articolo 14, comma 4

della l.r. 28/2001.

5. Per il mancato adempimento di quanto indicato ai comma 3 si applicano le sanzioni

previste all’articolo 48, comma 11 della l.r. 28/2001.

6. Per la violazione alle prescrizioni di cui ai commi precedenti si applica la sanzione

amministrativa di cui all’articolo 48, commi 9, lettera a) – punto 2), e 11 della l.r.

28/2001.

Art. 57.

(Procedimenti amministrativi)

1. I procedimenti amministrativi previsti dal presente titolo, sono assolti dall’ente

competente per territorio che ha tempo novanta giorni dalla data di ricevimento della

richiesta per autorizzare e dettare ulteriori prescrizioni sulla base di quanto stabilito dal

presente regolamento, o negare l’autorizzazione nel caso l’intervento richiesto

pregiudichi l’assetto idrogeologico dei luoghi. Trascorso inutilmente tale periodo senza

che siano state dettate da parte dell’ente competente per territorio le proprie

determinazioni, l’intervento si intende autorizzato nel rispetto delle norme del presente

regolamento.

2. Gli interventi indicati nelle autorizzazioni rilasciate devono essere realizzati entro

ventiquattro mesi. Trascorso inutilmente tale periodo la procedura amministrativa deve

ripetersi come indicato nei commi precedenti.

3. L’ente preposto al rilascio delle autorizzazioni previste dal presente regolamento

dovrà provvedere ad inviare per conoscenza copia dei procedimenti amministrativi

autorizzati agli organi di vigilanza competenti per territorio.

TITOLO IV

NORME PER I MOVIMENTI DI TERRENO

Art. 58.

(Movimenti di terreno che non comportano cambiamenti di destinazione d’uso)

1. I movimenti di terreno che non comportano cambiamenti di destinazione d’uso

devono essere sottoposti all’autorizzazione dell’ente competente per territorio con i

procedimenti amministrativi previsti all’articolo 65.

2. Sono esclusi dagli adempimenti indicati al comma 1 le operazioni e gli interventi di

piccola entità come specificati all'articolo 64.

3. Gli interventi autorizzati devono essere effettuati sulla base di un progetto di

intervento, redatto da tecnico abilitato all’esercizio della professione.

4. Fanno parte del progetto di intervento:

a) relazione tecnica che contenga la descrizione della morfologia del terreno, del tipo e

modalità di lavoro e dei movimenti di terra ed indichi le eventuali opere ed accorgimenti

tecnici necessari ad evitare frane ed erosioni, la localizzazione e stoccaggio provvisorio

e definitivo dell’eventuale terreno di risulta;

b) relazione geologica che definisca in particolare il livello di pericolosità idrogeologica

prima e dopo l’intervento;

c) corografia con ubicazione dell’area su carta topografica in scala 1:25.000;

d) ubicazione degli interventi su carta plano-altimetrica a scala non inferiore a 1:10.000;

e) planimetria catastale a scala non inferiore a 1:2.000, con indicazione della superficie

di intervento;

f) elaborati progettuali con sezioni di sbancamento e riporto che evidenzino

l’andamento del profilo del terreno allo stato attuale e allo stato di progetto, prolungate

per almeno venti metri a monte e a valle dell’area interessata dall’intervento.

5. Per i mancati adempimenti previsti dal progetto di intervento autorizzato o per

l’esecuzione dei lavori senza la prescritta autorizzazione viene applicata la sanzione

amministrativa di cui all’articolo 48, comma 11 della l.r. 28/2001.

Art. 59.

(Movimenti franosi)

1. Nelle aree investite da movimenti franosi superficiali o profondi sono consentite solo

le opere e i lavori volti alla stabilizzazione dell’area, a migliorare l’assetto

idrogeologico ed il risanamento idraulico.

2. L’esecuzione dei lavori di cui al comma precedente deve essere autorizzata dall’ente

competente per territorio con i procedimenti amministrativi previsti all’articolo 65.

3. Gli interventi autorizzati devono essere effettuati sulla base di un progetto di

intervento, redatto da tecnico abilitato all’esercizio della professione.

4. Fanno parte del progetto di intervento:

a) relazione tecnica che descriva con precisione i lavori da svolgere e i relativi

movimenti di terra e le opere di consolidamento previste;

b) relazione geologica che contenga le verifiche di cui al DM 11 marzo 1988 del

Ministero dei Lavori Pubblici e definisca in particolare il livello di pericolosità

idrogeologica prima e dopo l’intervento;

c) rilievo plano-altimetrico in scala adeguata esteso ad una zona sufficientemente ampia

a monte e a valle dell’area in frana con localizzazione dell’area in dissesto e delle opere

previste;

d) sezioni e profilo del dissesto;

e) corografia con ubicazione dell’area su carta topografica in scala 1:25.000;

f) ubicazione degli interventi su carta plano-altimetrica a scala non inferiore a 1:10.000;

g) planimetria catastale a scala non inferiore a 1:2.000, con indicazione della superficie

di intervento.

5. Per i mancati adempimenti previsti dal progetto di intervento autorizzato o per

l’esecuzione dei lavori senza la prescritta autorizzazione viene applicata la sanzione

amministrativa di cui all’articolo 48, comma 11 della l.r. 28/2001.

Art. 60.

(Acque superficiali e sotterranee)

1. La realizzazione di invasi collinari o laghetti, l’intercettazione o comunque la

modifica del percorso naturale di un corso d’acqua, l’apertura di nuovi pozzi e la

realizzazione di opere di presa per la captazione di sorgenti, deve essere autorizzata

dall’ente competente per territorio con i procedimenti amministrativi previsti

all’articolo 65.

2. Gli interventi autorizzati devono essere effettuati sulla base di un progetto di

intervento, redatto da tecnico abilitato all’esercizio della professione.

3. Per gli interventi che prevedono deviazioni di corsi d’acqua, realizzazione di pozzi e

sorgenti fanno parte del progetto:

a) relazione tecnica che descriva le caratteristiche e le finalità dell’intervento;

b) relazione geologica che definisca in particolare il livello di pericolosità idrogeologica

prima e dopo l’intervento;

c) corografia con ubicazione dell’area su carta topografica in scala 1:25.000;

d) ubicazione degli interventi su carta plano-altimetrica a scala non inferiore a 1:10.000;

e) planimetria catastale a scala non inferiore a 1:2.000 con indicazione della superficie

di intervento.

4. Per la realizzazione di invasi artificiali completamente in scavo nonché per gli

sbarramenti di altezza non superiore a tre metri che determinino invasi non superiori a

cinquecento metri cubi, fanno parte del progetto:

a) relazione tecnica che descriva le caratteristiche e le finalità dell’intervento;

b) relazione geologica che definisca in particolare il livello di pericolosità idrogeologica

prima e dopo l’intervento;

c) corografia con ubicazione dell’area su carta topografica in scala 1:25.000;

d) ubicazione della superficie di ingombro dell’invaso, preventivamente picchettata a

terra, su carta plano-altimetrica a scala non inferiore a 1:10.000;

e) planimetria catastale a scala non inferiore a 1:2.000, con indicazione della superficie

di intervento;

f) sezioni longitudinali e trasversali dell’invaso in scala non inferiore a 1:200.

5. Per la realizzazione di invasi artificiali con sbarramenti di ritenuta che determinino

bacini di accumulo superiori a cinquecento metri cubi fanno parte del progetto di

intervento:

a) relazione tecnica che descriva le caratteristiche e le finalità dell’intervento;

b) relazione geologica che definisca in particolare il livello di pericolosità idrogeologica

prima e dopo l’intervento e contenga il rilevamento geologico e geomorfologico in scala

non inferiore a 1:10.000 del bacino di alimentazione dell’invaso, in aree pianeggianti è

sufficiente presentare sezioni geologiche rappresentative della stratigrafia locale;

risultati delle indagini e delle prove eseguite; elementi oggettivi raccolti sull’idoneità

della sede dello sbarramento sulla tenuta dell’invaso, e sulla stabilità dei pendii e dello

scavo; calcoli idrologici utilizzati per la definizione della portata di massima piena

prevedibile; verifica di stabilità a serbatoio pieno, vuoto e a rapido svuotamento;

c) corografia con ubicazione dell’area su carta topografica in scala 1:25.000;

d) ubicazione della superficie di ingombro dell’invaso, preventivamente picchettata a

terra, su carta plano - altimetrica a scala non inferiore a 1:10.000;

e) planimetria catastale a scala non inferiore a 1:2.000, con indicazione della superficie

di intervento;

f) piano quotato a scala 1:500;

g) sezioni longitudinali e trasversali dell’invaso in scala non inferiore a 1:200.

6. Per i mancati adempimenti previsti dal progetto di intervento autorizzato o per

l’esecuzione dei lavori senza la prescritta autorizzazione viene applicata la sanzione

amministrativa di cui all’articolo 48, comma 11 della l.r. 28/2001.

Art. 61.

(Cambiamento permanente di destinazione d’uso dei terreni per attività edilizie ed

infrastrutturali)

1. La realizzazione di attività edilizie ed infrastrutturali che comportano movimenti di

terreno con cambiamento permanente di destinazione d’uso dei terreni, deve essere

autorizzata dall’ente competente per territorio con i procedimenti amministrativi previsti

all’articolo 65.

2. Gli interventi autorizzati devono essere effettuati sulla base di un progetto di

intervento, redatto da tecnico abilitato all’esercizio della professione.

3. Fanno parte del progetto di intervento:

a) relazione tecnica che descriva con precisione i lavori da svolgere, i relativi movimenti

terra, le opere previste per la corretta regimazione delle acque, la localizzazione e

stoccaggio provvisorio e definitivo dell’eventuale terreno di risulta;

b) relazione geologica che definisca in particolare il livello di pericolosità idrogeologica

prima e dopo l’intervento e che contenga i risultati delle indagini e le verifiche di cui al

D.M. 11 marzo 1988;

c) corografia con ubicazione dell’area su carta topografica in scala 1:25.000;

d) ubicazione delle opere e degli interventi su carta plano-altimetrica a scala non

inferiore a 1:10.000;

e) planimetria catastale a scala non inferiore a 1:2.000, con indicazione della superficie

di intervento;

f) elaborati progettuali con sezioni di sbancamento e riporto che evidenzino

l’andamento del profilo del terreno allo stato attuale e allo stato di progetto, prolungate

per almeno venti metri oltre l’area interessata sia a monte che a valle.

4. Per i mancati adempimenti previsti dal progetto di intervento autorizzato o per

l’esecuzione dei lavori senza la prescritta autorizzazione viene applicata la sanzione

amministrativa di cui all’articolo 48, comma 11 della l.r. 28/2001.

Art. 62.

(Apertura ed esercizio di cave e miniere)

1. Per i procedimenti amministrativi, i controlli e le sanzioni in materia di apertura e

esercizio di cave e miniere si rinvia alla normativa vigente in materia.

2. In sede di rilascio dell’autorizzazione gli enti competenti per territorio si esprimono

in merito al progetto di riambientamento, al relativo piano di manutenzione delle

piantagioni realizzate e all’intervento di compensazione ambientale ai sensi dell’articolo

7, comma 2 della l.r. 28/2001.

Art. 63.

(Discariche controllate)

1. La realizzazione di discariche controllate deve essere autorizzata dall’ente

competente per territorio con i procedimenti amministrativi previsti all’articolo 65.

2. Gli interventi autorizzati devono essere effettuati sulla base di un progetto di

intervento, redatto da tecnico abilitato all’esercizio della professione.

3. Fanno parte del progetto di intervento:

a) relazione tecnica che descriva tipo e quantitativo massimo di rifiuti, le opere e gli

interventi necessari per la sistemazione e la preparazione del terreno, modalità e cautele

da osservare per l’esercizio della discarica, e indichi la durata massima dell’esercizio

della discarica, modalità di ricopertura della discarica esaurita, possibili destinazioni del

terreno dopo l’esaurimento e la ricopertura, intervallo di tempo minimo che deve

intercorrere per il riutilizzo dell’area;

b) relazione geologica che definisca in particolare il livello di pericolosità idrogeologica

sia in fase di esercizio che a recupero completato;

c) corografia con ubicazione dell’area su carta topografica in scala 1:25.000;

d) ubicazione delle opere e degli interventi su carta plano-altimetrica a scala non

inferiore a 1:10.000;

e) planimetria catastale a scala non inferiore a 1:2.000, con indicazione della superficie

di intervento;

f) rilievo plano–altimetrico allo stato attuale con esatta ubicazione della discarica,

preventivamente picchettata a terra, e piani quotati che rappresentino la morfologia a

fine esercizio e allo stato riambientato con localizzazione delle opere, sezioni che

evidenzino l’andamento del terreno delle varie fasi.

4. Per i mancati adempimenti previsti dal progetto di intervento autorizzato o per

l’esecuzione dei lavori senza la prescritta autorizzazione viene applicata la sanzione

amministrativa di cui all’articolo 48, comma 11 della l.r. 28/2001.

Art. 64.

(Operazioni ed interventi di piccola entità)

1. È consentita la realizzazione di operazioni di piccola entità che non modificano in

modo permanente lo stato del suolo, che non pregiudicano il ripristino della vegetazione

e che comunque non determinano mutamento di destinazione.

2. Sono considerate operazioni di piccola entità:

a) modifiche architettoniche di fabbricati quale realizzazione di volumi non abitativi;

b) impianti a rete e recinzioni realizzati con infissione di pali che non interessano fossi e

che non comportano il taglio di alberi;

c) posa in opera di segnaletica stradale e cartellonistica pubblicitaria e di barriere

stradali;

d) messa a dimora di piante.

3. Per la realizzazione di interventi di piccola entità che non modificano in modo

permanente lo stato del suolo, che non pregiudicano il ripristino della vegetazione e che

comunque non determinano mutamento di destinazione deve essere presentata

comunicazione di intervento, conforme all'allegato H, all'ente competente per territorio

con i procedimenti amministrativi previsti all'articolo 65.

4. Sono considerati interventi di piccola entità:

a) interventi di scavo che hanno contemporaneamente una profondità non superiore a

0,5 metri ed una estensione non superiore a trenta metri quadrati;

b) modeste opere edilizie quali: cordoli, recinzioni che comportano muri di sostegno,

pavimentazioni in lastre per percorsi pedonali di accesso ad abitazioni autorizzate,

pavimentazioni che non comportano impermeabilizzazione del suolo, piccole tettoie con

opere fondali superficiali;

c) impianti a rete interni al lotto in cui insiste una abitazione autorizzata, compresi

pozzetti che comportino scavi di profondità non superiore a 0,5 metri, purché non

ricadenti in bosco;

d) opere di sistemazione idraulica–forestale con tecniche di ingegneria naturalistica atte

al rinverdimento che non comportano scavi di profondità superiore a 0,5 metri;

e) livellamento dei terreni soggetti a periodica lavorazione, purché interessi uno

spessore massimo di cinquanta centimetri, non venga aumentata la pendenza media del

terreno e non siano create aree di ristagno delle acque;

f) chiusura di falle o fratture negli argini;

g) reti di adduzione idrica realizzati su pascoli e terreni agricoli a fini zootecnici con una

profondità massima di 0,5 metri;

h) impianti di irrigazione realizzati su terreni agricoli aventi pendenza media non

superiore al quindici per cento;

i) messa in sicurezza di versanti instabili con la posa in opera di reti paramassi per

pubblica incolumità comprensiva del taglio della vegetazione presente ed il disgaggio di

massi e pietre.

5. Nel caso di interventi eseguiti, nell’ambito dei limiti di cui ai commi precedenti, in

difformità alla comunicazione o senza la prescritta comunicazione viene applicata la

sanzione amministrativa di cui all’articolo 48, comma 12 della l.r. 28/2001.

6. Per gli interventi che superano i limiti di cui al comma 2, oltre alla sanzione di cui al

precedente comma 3, viene applicata la sanzione amministrativa di cui all’articolo 48,

comma 11 della l.r. 28/2001.

Art. 65.

(Procedimenti amministrativi)

1. Gli interventi previsti al presente titolo sono sottoposti anche alle norme vigenti in

materia di tutela ambientale e del paesaggio.

2. La comunicazione di intervento prevista all’articolo 64 deve essere presentata,

almeno trenta giorni prima dell’inizio dei lavori, all’ente competente per territorio e

specificare tipo di intervento, sua ubicazione e superficie.

3. I procedimenti autorizzativi previsti agli articoli 58, comma 1, 59, comma 2, e 60,

comma 1 sono assolti dall’ente competente per territorio che ha tempo novanta giorni

dalla data di ricevimento della richiesta per autorizzare e dettare ulteriori prescrizioni

sulla base di quanto stabilito dal presente regolamento, o negare l’autorizzazione nel

caso l’intervento richiesto pregiudichi l’assetto idrogeologico dei luoghi. Trascorso

inutilmente tale periodo senza che siano state dettate da parte dell’ente competente per

territorio le proprie determinazioni, l’intervento si intende autorizzato nel rispetto delle

norme del presente regolamento.

4. I procedimenti amministrativi, previsti agli articoli 61, comma 1 e 63, comma 1 sono

assolti dall’ente competente per territorio che ha tempo centoventi giorni dalla data di

ricevimento della richiesta per autorizzare e dettare ulteriori prescrizioni sulla base di

quanto stabilito dal presente regolamento, o negare l’autorizzazione nel caso

l’intervento richiesto pregiudichi l’assetto idrogeologico dei luoghi.

5. L’ente preposto al rilascio delle autorizzazioni provvede ad inviare per conoscenza

copia dei procedimenti amministrativi autorizzati agli organi di vigilanza competenti per

territorio.

6. Gli interventi indicati nelle comunicazioni e nelle autorizzazioni rilasciate devono

essere realizzati entro trentasei mesi dalla data di invio della comunicazione o di

emissione dell’atto autorizzativo. Tale durata può essere ridotta qualora l’ente

competente per territorio ne ravvisi la motivata necessità. Trascorso inutilmente tale

periodo le procedure amministrative devono ripetersi come indicato nei commi

precedenti.

7. Fanno eccezione al comma 6 le autorizzazioni per la realizzazione di opere

complesse; la durata dell’autorizzazione è relativa a tutto il periodo che si prevede sia

necessario all’esecuzione dei lavori e che deve essere specificato nel progetto.

8. Per le autorizzazioni previste al comma 7 l’ente competente per territorio si riserva la

possibilità, su segnalazione degli organi di vigilanza, di impartire prescrizioni

aggiuntive causate da fattori non prevedibili in fase autorizzativa.

TITOLO V

NORME PER I TERRENI PASCOLIVI

Art. 66.

(Modalità di pascolo)

1. Sono definiti pascoli i terreni non soggetti a lavorazioni e a pratiche agronomiche

intensive coperti in prevalenza da vegetazione erbacea perenne e spontanea, in cui è

presente una copertura arborea inferiore al venti per cento. Rientrano in tale definizione

i terreni agricoli abbandonati che presentano le medesime caratteristiche di copertura e

gli arbusteti.

2. Le norme del presente titolo si riferiscono all’esercizio del pascolo sia nei pascoli che

negli arbusteti.

3. Il pascolo dei bovini ed equini transumanti è consentito sulle porzioni di versante con

pendenza inferiore all’ottanta per cento.

4. Le deiezioni degli animali non possono essere asportate dai pascoli e quelle

provenienti da animali adulti bovini ed equini devono essere rotte e distribuite, per

quanto possibile, a fine pascolamento sulla superficie pascoliva.

5. Il pascolo vagante, cioè senza custode, è consentito solo sui terreni liberi al pascolo

posseduti dal proprietario o affidatario degli animali pascolanti, purché le proprietà

contermini ed i terreni, anche dello stesso proprietario, in cui il pascolo è vietato, siano

adeguatamente protetti da sconfinamenti degli animali a mezzo di apposite chiudende.

6. L’ente competente per territorio, in relazione all’andamento stagionale può limitare o

sospendere l'esercizio del pascolo.

7. L’esercizio del pascolo è consentito solo ad animali di aziende di allevamento

registrate ai sensi del decreto del Presidente della Repubblica 30 aprile 1996, n. 317 e

successive modifiche ed integrazioni.

8. I cani di qualsiasi razza adibiti alla guardia del bestiame devono essere tatuati ai sensi

della normativa vigente.

9. A fine pascolamento il proprietario o il consegnatario del pascolo deve realizzare o

mantenere tutte le opere necessarie alla buona regimazione delle acque superficiali e,

per quanto possibile, provvedere allo sfalcio dell’erba rimasta.

10. L’ente competente per territorio può imporre nei pascoli di estensione superiore ai

cinquanta ettari, il sistema del pascolamento a rotazione o altre forme di utilizzazione in

conformità delle buone norme di alpicoltura, determinando caso per caso il carico

massimo di bestiame.

11. Per i mancati adempimenti previsti dai commi precedenti vengono applicate le

seguenti sanzioni previste dall’articolo 48 della l.r. 28/2001:

a) relativamente ai commi 3, 5, 6, 7 e 10 la sanzione amministrativa di cui al comma 9,

lettera b);

b) relativamente al comma 9 la sanzione amministrativa di cui al comma 12.

Art. 67.

(Pascoli di proprietà degli enti pubblici e delle proprietà collettive)

1. L’esercizio del pascolo su terreni di proprietà degli enti pubblici e delle proprietà

collettive è esercitato sulla base delle indicazioni e prescrizioni contenute nel PGF di

cui all’articolo 7.

2. In assenza delle indicazioni e prescrizioni di cui al comma 1 l’ente competente per

territorio può prescrivere il sistema di pascolamento da adottare e determinare il carico

massimo di bestiame.

3. Per il mancato rispetto delle indicazioni e prescrizioni di cui ai commi 1 e 2 si

applica la sanzione amministrativa di cui all’articolo 48, comma 9, lettera b) della l.r.

28/2001.

Art. 68.

(Pascoli deteriorati)

1. Nel caso che sul pascolo si constatassero fenomeni di erosione, smottamento e di

grave danneggiamento della cotica l’ente competente per territorio, su segnalazione

degli organi di vigilanza, può imporre forme limitative o la sospensione dell'esercizio

del pascolo.

2. Per i mancati adempimenti previsti dal comma precedente si applica la sanzione

amministrativa di cui all’articolo 48, comma 9, lettera b) della l.r. 28/2001.

Art. 69.

(Miglioramento dei pascoli)

1. I lavori di miglioramento, quali spietramento superficiale e successivo conguaglio del

terreno, concimazione, suddivisione in comparti possono essere eseguiti su iniziativa

dei proprietari o possessori.

2. Gli interventi che comportano rottura del cotico o lavorazioni andanti quali scasso o

dissodamenti devono essere autorizzati dall’ente competente per territorio con le

procedure amministrative previste all’articolo 70.

3. Per i mancati adempimenti previsti dal progetto di intervento autorizzato o per la

realizzazione dei lavori senza l’autorizzazione viene applicata la sanzione

amministrativa di cui all’articolo 48, comma 11 della l.r. 28/2001.

Art. 70.

(Procedimenti amministrativi)

1. I procedimenti autorizzativi previsti all’articolo 69 sono assolti dall’ente competente

per territorio che ha tempo novanta giorni dalla data di ricevimento della richiesta per

autorizzare e dettare ulteriori prescrizioni sulla base di quanto stabilito dal presente

regolamento, o negare l’autorizzazione nel caso l’intervento richiesto pregiudichi

l’assetto idrogeologico dei luoghi. Trascorso inutilmente tale periodo senza che siano

state dettate da parte dell’ente competente per territorio le proprie determinazioni,

l’intervento si intende autorizzato nel rispetto delle norme del presente regolamento.

2. Gli interventi indicati nelle autorizzazioni devono essere realizzati entro ventiquattro

mesi. Trascorso inutilmente tale periodo la procedura amministrativa deve ripetersi

come indicato nei commi precedenti.

3. L’ente preposto al rilascio delle autorizzazioni provvede ad inviare per conoscenza

copia dei procedimenti amministrativi autorizzati agli organi di vigilanza competenti per

territorio.

TITOLO VI

NORME PER L’ARBORICOLTURA DA LEGNO, PER GLI IMBOSCHIMENTI,

PER I RIMBOSCHIMENTI E PER LA COMMERCIALIZZAZIONE DEGLI ALBERI

DI NATALE

Art. 71.

(Norme per l’arboricoltura da legno)

1. Per motivi di ordine idrogeologico gli impianti di arboricoltura da legno sono

consentiti solo su terreni aventi pendenza media inferiore al quaranta per cento.

2. Le lavorazioni del terreno per la realizzazione e manutenzione di impianti di

arboricoltura da legno deve essere eseguita nel rispetto delle norme previste dagli

articoli 54 e 55.

3. Gli impianti di arboricoltura da legno devono essere realizzati sulla base di apposito

piano colturale, in conformità allo schema di cui all’allegato M.

4. Il piano colturale, comprese le eventuali sue varianti, deve essere comunicato all’ente

competente per territorio con i procedimenti amministrativi previsti all’articolo 74.

5. Tutte le operazioni colturali previste dal piano colturale sono consentite senza

ulteriori adempimenti, fatto salvo quanto indicato ai commi 2 e 7.

6. Il piano colturale, presentato all’ente competente per territorio, deve essere rispettato

integralmente in ogni sua parte.

7. A seguito del raggiungimento degli obiettivi previsti nel piano colturale può essere

effettuato il taglio di utilizzazione finale, che costituisce il termine del ciclo colturale,

previa comunicazione di intervento, conforme all'allegato H, all’ente competente per

territorio con i procedimenti amministrativi previsti all’articolo 74.

8. Gli impianti arborei esistenti e realizzati su terreni aventi pendenza media inferiore al

quaranta per cento, sono individuati come impianti di arboricoltura da legno a seguito

dell’autorizzazione rilasciata dall’ente competente per territorio previa presentazione da

parte del proprietario o possessore del piano colturale di cui al comma 3.

9. Sono esonerati dalla presentazione della comunicazione di cui al comma 3 gli

impianti di arboricoltura da legno realizzati nell'ambito dell’attuazione di misure

comunitarie o statali purché nelle relative norme di attuazione sia obbligatoria la

presentazione di un piano colturale conforme a quanto stabilito dal presente

regolamento.

10. Gli impianti arborei esistenti, finalizzati alla produzione legnosa ed effettuati su

terreni aventi pendenza media superiore al quaranta per cento, sono considerati bosco e,

pertanto, assoggettati alle norme ed ai vincoli del bosco.

11. Negli impianti di arboricoltura da legno eseguiti su terreni con pendenza media

superiore al venticinque per cento è vietato, alla fine del ciclo colturale lo sradicamento

delle ceppaie.

12. È consentito in qualsiasi momento presentare varianti al piano colturale previa

comunicazione all’ente competente per territorio con i procedimenti amministrativi

previsti all’articolo 74.

13. Ai sensi dell'articolo 15 della l.r. 28/2001, negli impianti di arboricoltura da legno

non possono essere impiantate specie diverse da quelle riportate nell'allegato W.

14. Per il mancato rispetto del piano colturale si applicano le sanzioni amministrative di

cui al l’articolo 48, comma 12 della l.r. 28/2001.

15. Per il taglio di utilizzazione conclusivo eseguito anticipatamente rispetto a quanto

indicato nel piano colturale si applicano le sanzioni amministrative di cui all’articolo 48,

comma 11 della l.r. 28/2001.

16. Per l’esecuzione di interventi in assenza del piano colturale si applicano le sanzioni

amministrative di cui all’articolo 48, commi 9, lettera a), e 11 della l.r. 28/2001.

17. Per ogni ceppaia sradicata in violazione al comma 11 si applicano le sanzioni

amministrative di cui all’articolo 48, comma 9, lettera a), della l.r. 28/2001.

18. Nel caso di utilizzo di specie diverse da quelle indicate al comma 13 si applicano le

sanzioni amministrative di cui all’articolo 48, comma 18 della l.r. 28/2001.

19. Per i mancati adempimenti previsti ai commi 3 e 4, gli organi di vigilanza intimano

la sospensione dei lavori fino ad avvenuta presentazione della comunicazione di taglio e

relativa decorrenza dei termini per come indicato all’articolo 74.

20. Nel caso che a seguito di intimazione alla sospensione dei lavori gli stessi non

vengano sospesi si applicano le sanzioni amministrative di cui all’articolo 48, comma

11 della l.r. 28/2001.

Art. 72.

(Norme per gli imboschimenti e per i rimboschimenti)

1. Si definiscono imboschimenti gli impianti artificiali di bosco su terreni che non sono

stati mai coperti dal bosco, quali cave e discariche, o che non lo sono stati a memoria

d’uomo.

2. Si definiscono rimboschimenti gli impianti artificiali di bosco su terreni che a

memoria d’uomo sono stati coperti dal bosco.

3. Le lavorazioni del terreno per l’impianto di nuovi boschi su terreni con pendenza fino

al quaranta per cento deve essere eseguita nel rispetto delle norme previste dagli articoli

54 e 55, salvo nel caso in cui siano effettuate con le modalità indicate al comma 4.

4. Sui terreni con pendenza superiore al quaranta per cento la lavorazione del terreno

per l’impianto di nuovi boschi deve essere eseguita a buche, a piazzette o in alternativa

a strisce o gradoni orizzontali della larghezza massima di un metro lasciando integra

una fascia di terreno almeno doppia di quella lavorata.

5. Per la realizzazione di imboschimenti e rimboschimenti, indipendentemente dalla

superficie di intervento, deve essere presentata comunicazione di intervento, conforme

all'allegato H, all’ente competente per territorio con i procedimenti amministrativi

previsti all’articolo 74.

6. Ai sensi dell'articolo 15 della l.r. 28/2001 negli imboschimenti e rimboschimenti

devono essere impiantate le specie arboree di cui all'allegato W.

7. Sono esonerati dalla presentazione della comunicazione di cui al comma 5 gli

impianti realizzati nell'ambito dell’attuazione di misure comunitarie o statali.

8. Nel caso di interventi eseguiti in difformità alla comunicazione di cui al comma 5 si

applica la sanzione amministrativa di cui all’articolo 48, comma 12 della l.r. 28/2001.

9. Nel caso di mancato rispetto dei limiti indicati al comma 4 si applicano le sanzioni

amministrative previste all’articolo 48, comma 11 della l.r. 28/2001.

10. Nel caso di utilizzo di specie diverse da quelle indicate al comma 6 si applicano le

sanzioni di cui all’articolo 48, comma 18 della l.r. 28/2001.

11. Per i mancati adempimenti previsti al comma 5, gli organi di vigilanza intimano la

sospensione dei lavori fino ad avvenuta presentazione della comunicazione di taglio e

relativa decorrenza dei termini per come indicato all’articolo 74.

12. Nel caso che a seguito di intimazione alla sospensione dei lavori gli stessi non

vengano sospesi si applicano le sanzioni amministrative di cui all’articolo 48, comma

11 della l.r. 28/2001.

Art. 73.

(Impianto e commercializzazione degli "alberi di natale")

1. I terreni destinati alla produzione di "alberi di Natale" non sono considerati bosco.

2. Nei terreni soggetti a vincolo idrogeologico la realizzazione di impianti destinati alla

produzione di "alberi di Natale" e la coltivazione degli impianti esistenti sono consentite

previa comunicazione di intervento, conforme all’allegato H, all’ente competente per

territorio con i procedimenti amministrativi previsti all’articolo 74.

3. Le piante ed i cimali destinati al commercio degli "alberi di Natale" devono essere

accompagnati da uno speciale permesso o da contrassegno rilasciato dall’ente

competente per territorio, qualora gli alberi non siano già muniti individualmente di

cartellino numerato rilasciato da altro soggetto abilitato, previa istanza presentata

dall’interessato allo scopo di accertarne la provenienza da espianti, tagli, diradamenti o

sfolli legittimi.

4. Non è consentito l'utilizzo di "alberi di Natale" per la moltiplicazione e per il

rimboschimento.

5. Per ogni "albero di Natale" non munito di speciale permesso o da contrassegno

rilasciato dall’ente competente per territorio, in violazione al comma 3, si applica la

sanzione di cui all’articolo 48, comma 13 della l.r. 28/2001.

6. Nel caso di interventi eseguiti in difformità alla comunicazione di cui al comma 2 si

applica la sanzione amministrativa di cui all’articoli 48, comma 12 della l.r. 28/2001.

7. Per il mancato rispetto del comma 4 si applica la sanzione di cui all’articolo 48,

comma 22 della l.r. 28/2001.

8. Per i mancati adempimenti previsti al comma 5, gli organi di vigilanza intimano la

sospensione dei lavori fino ad avvenuta presentazione della comunicazione di taglio e

relativa decorrenza dei termini per come indicato all’articolo 74.

9. Nel caso che a seguito di intimazione alla sospensione dei lavori gli stessi non

vengano sospesi si applicano le sanzioni amministrative di cui all’articolo 48, comma

11 della l.r. 28/2001.

Art. 74.

(Procedimenti amministrativi)

1. Le comunicazioni previste agli articoli 71, commi 4 e 7, e 72, comma 5 devono

essere presentate all’ente competente per territorio almeno quindici giorni prima

dell’inizio dei lavori.

2. La comunicazione di intervento prevista all’articolo 73, comma 2 deve essere

presentata, almeno trenta giorni prima dell’inizio dei lavori, all’ente competente per

territorio e specificare tipo di intervento, sua ubicazione e superficie, specie utilizzate,

tecniche di preparazione del terreno, di impianto e di coltivazione, anno entro il quale si

prevede di procedere all’espianto.

3. I permessi o contrassegni di cui all’articolo 73, comma 3 sono rilasciati entro trenta

giorni dalla richiesta.

4. L’ente competente per territorio provvede ad inviare per conoscenza copia delle

comunicazioni agli organi di vigilanza competenti per territorio.

TITOLO VII

VIABILITA’ RURALE E FORESTALE

Art. 75.

(Definizioni)

1. Si definisce strada rurale o forestale un tracciato a fondo artificiale o a fondo naturale

migliorato, percorribile da autocarri o da autovetture, senza particolari difficoltà, in ogni

stagione.

2. Si definisce pista forestale principale un tracciato a fondo naturale reso percorribile

per trattori agricoli ed altri mezzi a trazione integrale impiegati nella gestione del bosco.

3. Si definisce pista forestale secondaria un tracciato temporaneo di servizio alla

superficie boscata oggetto di intervento, utilizzabile per il solo esbosco nelle zone

carenti di viabilità forestale principale.

4. Si definisce sentiero o mulattiera un tracciato non percorribile da automezzi o trattori,

transitabile a piedi o con animali da soma.

Art. 76.

(Lavori sulla viabilità nell’ambito delle utilizzazioni forestali)

1. Qualsiasi intervento eseguito sulla viabilità rurale o forestale in connessione o a

servizio di lavori di utilizzazione forestale deve essere descritto ed indicato nella

domanda di autorizzazione o nella comunicazione di intervento secondo le modalità

stabilite dal presente titolo.

Art. 77.

(Manutenzione ordinaria di strade o piste principali esistenti)

1. Si definisce manutenzione ordinaria di strade o piste principali esistenti la serie di

interventi che per consentire la percorribilità prevista non modificano la larghezza del

piano rotabile, le scarpate di monte e di valle, la pendenza longitudinale e lo sviluppo

planimetrico del tracciato.

2. La manutenzione ordinaria può prevedere il ripristino della sovrastruttura del piano

rotabile mediante ricarichi del fondo con tout-venant di cava o pietrisco bituminoso se

preesistente, la rimozione di eventuali smottamenti o crolli che ostruiscono la sede

viaria impedendone la normale percorribilità, il ripristino dei rilevati danneggiati e la

costruzione di eventuali opere di presidio, il ripristino delle opere di sgrondo delle

acque superficiali e gli eventuali attraversamenti di fossi e torrenti.

3. Per la manutenzione ordinaria di strade o piste principali esistenti deve essere

presentata comunicazione di intervento, anche con valenza pluriennale, conforme

all'allegato H, all’ente competente per territorio con i procedimenti amministrativi

previsti al all’articolo 83, che deve contenere specifiche inerenti alle caratteristiche

dell’intervento che si intende realizzare, sua ubicazione e sviluppo planimetrico.

4. Nel caso di interventi eseguiti in difformità alla comunicazione di cui al comma 3 si

applica la sanzione amministrativa di cui all’articolo 48, comma 12 della l.r. 28/2001.

5. Per i mancati adempimenti previsti al comma 3, gli organi di vigilanza intimano la

sospensione dei lavori fino ad avvenuta presentazione della comunicazione di intervento e

relativa decorrenza dei termini per come indicato all’articolo 74.

6. Nel caso che a seguito di intimazione alla sospensione dei lavori gli stessi non

vengano sospesi si applicano le sanzioni amministrative di cui all’articolo 48, comma

11 della l.r. 28/2001.

Art. 78.

(Manutenzione straordinaria di strade esistenti)

1. Si definisce manutenzione straordinaria di strade esistenti la serie di interventi che

vengono eseguiti esclusivamente quando la percorribilità prevista risulta insufficiente e

deve essere migliorata; tali interventi non devono modificare lo sviluppo planimetrico

del tracciato e possono modificare:

a) la larghezza del piano rotabile, fino ad un massimo di 3,5 metri comprese eventuali

cunette e banchine;

b) le scarpate di monte e di valle;

c) la pendenza longitudinale.

2. Il cambiamento del fondo stradale da naturale migliorato ad artificiale con bitume,

asfalto o calcestruzzo è considerato un intervento di manutenzione straordinaria.

3. Gli interventi di manutenzione straordinaria di strade esistenti devono essere

autorizzati dall’ente competente per territorio con i procedimenti amministrativi previsti

all’articolo 83.

4. Gli interventi autorizzati devono essere effettuati sulla base di un progetto di

intervento, redatto da tecnico abilitato all’esercizio della professione.

5. Fanno parte del progetto di manutenzione straordinaria di una strada esistente definita

dal comma 1:

a) relazione tecnica dettagliata in cui vengono descritte con precisione quali sono le

caratteristiche e le motivazioni dell’intervento;

b) carta plano-altimetrica in scala non inferiore a 1:10.000 del tracciato, con indicazione

dei tratti, preventivamente picchettati a terra, in cui si prevedono variazioni;

c) planimetria catastale a scala non inferiore a 1:2.000, con indicazione del tracciato;

d) sezioni trasversali di scavo e riporto in scala 1:100.

6. In caso di aumento di pendenza longitudinale della strada, la nuova pendenza non può

essere diversa da quanto previsto nell’articolo 81, comma 4, lettera d).

7. Per i mancati adempimenti previsti ai commi precedenti si applica la sanzione

amministrativa di cui all’articolo 48, comma 11 della l.r. 28/2001.

Art. 79.

(Manutenzione straordinaria di piste principali esistenti)

1. Si definisce manutenzione straordinaria di piste principali esistenti la serie di

interventi che vengono eseguiti esclusivamente quando la percorribilità prevista risulta

limitata, a causa di invasione del tracciato da parte della vegetazione, crolli,

smottamenti o erosione localizzata e deve essere ripristinata; tali interventi non devono

modificare lo sviluppo planimetrico del tracciato e, oltre a prevedere il taglio della

vegetazione che ha invaso il tracciato, possono modificare:

a) la larghezza del piano rotabile, fino a un massimo di tre metri comprese eventuali

cunette e banchine;

b) le scarpate di monte fino ad un’altezza massima totale di un metro, per tratti non

superiori a 50 metri continui;

c) le scarpate di valle;

d) la pendenza longitudinale.

2. Gli interventi di manutenzione straordinaria di piste principali esistenti devono essere

autorizzati dall’ente competente per territorio con i procedimenti amministrativi previsti

all’articolo 83.

3. Gli interventi autorizzati devono essere effettuati sulla base di un progetto di

intervento, redatto da tecnico abilitato all’esercizio della professione.

4. Fanno parte del progetto di manutenzione straordinaria di una pista esistente definita

dal comma 1:

a) relazione tecnica dettagliata in cui vengono descritte con precisione quali sono le

caratteristiche e le motivazioni dell’intervento;

b) carta plano-altimetrica in scala non inferiore a 1:10.000 del tracciato, con indicazione

dei tratti, preventivamente picchettati a terra, in cui si prevedono variazioni;

c) planimetria catastale a scala non inferiore a 1:2.000, con indicazione del tracciato;

d) sezioni trasversali di scavo e riporto in scala 1:100.

5. In caso di aumento di pendenza longitudinale della pista, la nuova pendenza non può

essere diversa da quanto previsto nell’articolo 82, comma 4, lettera c).

6. Per i mancati adempimenti previsti ai commi precedenti si applica la sanzione

amministrativa di cui all’articolo 48, comma 11 della l.r. 28/2001.

Art. 80.

(Uso e manutenzione delle piste secondarie)

1. La circolazione su piste secondarie dei mezzi cingolati deve essere limitata alle fasi di

esbosco.

2. L’uso delle piste secondarie è consentito solo se effettuato senza movimenti di terra.

3. Nei casi di violazione delle norme di cui ai commi precedenti si applicano le sanzioni

di cui al l’articolo 48, comma 11 della l.r. 28/2001, con riferimento ai tracciati percorsi

nel caso di violazione del comma 1.

Art. 81.

(Costruzione di una nuova strada rurale o forestale)

1. La costruzione di una nuova strada rurale o forestale deve essere autorizzata dall'ente

competente per territorio con i procedimenti amministrativi previsti all’articolo 83.

2. Gli interventi autorizzati devono essere effettuati sulla base di un progetto di

intervento, redatto da tecnico abilitato all’esercizio della professione.

3. Fanno parte del progetto per la costruzione di una nuova strada rurale o forestale:

a) relazione tecnica in cui si descrivono dettagliatamente le caratteristiche dell’opera, le

modalità esecutive, le motivazioni che ne giustificano la costruzione;

b) relazione geologica;

c) carta plano-altimetrica a scala non inferiore a 1:10.000, con indicazione della viabilità

presente e del tracciato in progetto, preventivamente picchettato a terra;

d) planimetria catastale a scala non inferiore a 1:2.000, con indicazione del tracciato;

e) profilo longitudinale in scala 1:2.000 o 1:1.000;

f) sezioni trasversali di scavo e riporto in scala 1:100;

g) computo metrico dei volumi di sterro e riporto;

h) particolari delle opere d’arte per lo sgrondo delle acque e per l’attraversamento di

fossi e torrenti in scala 1:100;

i) planimetrie e sezioni degli eventuali tornanti.

4. Le nuove strade forestali devono comunque rispettare le seguenti caratteristiche

tecniche:

a) carreggiata unica con larghezza massima di 3,5 metri, comprese eventuali cunetta e

banchina;

b) eventuali piazzole per lo scambio dei veicoli procedenti in senso contrario e per il

deposito del legname;

c) pendenza longitudinale media non superiore all’otto per cento;

d) pendenza longitudinale massima dodici per cento; solo per tratti non superiori a

centocinquanta metri continui è possibile aumentare la pendenza fino a sedici per cento;

e) eventuale pendenza laterale verso valle del piano rotabile compresa tra due per cento

e tre per cento;

f) idonee opere d’arte per lo sgrondo delle acque superficiali e per l’attraversamento di

eventuali fossi e torrenti;

g) sistemazione e consolidamento delle scarpate di monte e di valle con inerbimento,

cespugliamento o con eventuali manufatti.

5. Per i mancati adempimenti previsti dal progetto di intervento autorizzato viene

applicata la sanzione amministrativa di cui all’articolo 48, comma 11 della l.r.

28/2001.

Art. 82.

(Costruzione di una nuova pista forestale principale)

1. La costruzione di una nuova pista forestale principale deve essere autorizzata

dall’ente competente per territorio con i procedimenti amministrativi previsti all’articolo

83.

2. Gli interventi autorizzati devono essere effettuati sulla base di un progetto di

intervento, redatto da tecnico abilitato all’esercizio della professione.

3. Fanno parte del progetto per la costruzione di una nuova pista forestale principale:

a) relazione tecnica in cui si descrivono dettagliatamente le caratteristiche dell’opera, le

modalità esecutive, le motivazioni che ne giustificano la costruzione;

b) relazione geologica;

c) carta plano-altimetrica a scala non inferiore a 1:10.000, con indicazione della viabilità

presente e del tracciato in progetto, preventivamente picchettato a terra;

d) planimetria catastale a scala non inferiore a 1:2.000, con indicazione del tracciato;

e) profilo longitudinale in scala 1:2.000 o 1:1.000;

f) sezioni trasversali (scavo e riporto) in scala 1:100;

g) computo metrico dei volumi di sterro e riporto;

h) particolari delle opere d’arte per lo sgrondo delle acque e per l’attraversamento di

fossi e torrenti in scala 1:100;

i) planimetrie e sezioni degli eventuali tornanti.

4. Le nuove piste forestali devono comunque rispettare le seguenti caratteristiche

tecniche:

a) carreggiata unica con larghezza massima di tre metri comprese eventuali cunette e

banchina;

b) piazzole per lo scambio dei veicoli procedenti in senso contrario e per il deposito del

legname;

c) pendenza longitudinale massima quindici per cento; solo per tratti non superiori a

cinquanta metri continui è possibile aumentare la pendenza fino al trenta per cento;

d) scarpate di monte, stabilizzate come alla lettera f, di altezza massima di un metro solo

per tratti non superiori a cinquanta metri continui; è possibile aumentare l’altezza fino a

1,5 metri;

e) idonee opere d’arte per lo sgrondo delle acque superficiali e per l’attraversamento di

eventuali fossi e torrenti;

f) sistemazione ed il consolidamento delle scarpate di monte e di valle con inerbimento,

cespugliamento o con eventuali manufatti;

g) distanza minima da altre piste o strade di cento metri misurata lungo la linea di

massima pendenza.

5. Se la pista si innesta su strade in cui è consentita la libera circolazione, nel punto di

inserzione deve essere apposta apposita tabella indicante il divieto di transito ai sensi

dell’articolo 7, comma 6 della l.r. 28/2001.

6. Per i mancati adempimenti previsti dal progetto di intervento autorizzato viene

applicata la sanzione di cui all’articolo 48, comma 11 della l.r. 28/2001.

Art. 83.

(Procedimenti amministrativi)

1. Gli interventi previsti agli articoli 78, comma 1, lettera c) e comma 2, 79, comma 1,

lettera d), 81 e 82 sono sottoposti anche ai procedimenti amministrativi ai sensi delle

vigenti norme di tutela ambientale e del paesaggio.

2. Tutte le comunicazioni previste negli articoli del presente titolo devono essere

presentate all’ente competente per territorio almeno trenta giorni prima dell’inizio dei

lavori.

3. I procedimenti autorizzativi previsti agli articoli 78, comma 3 e 79, comma 2 sono

assolti dall’ente competente per territorio che ha tempo novanta giorni dalla data di

ricevimento della richiesta per autorizzare e dettare ulteriori prescrizioni sulla base di

quanto stabilito dal presente regolamento, o negare l’autorizzazione nel caso

l’intervento richiesto pregiudichi l’assetto idrogeologico dei luoghi. Trascorso

inutilmente tale periodo senza che siano state dettate da parte dell’ente competente per

territorio le proprie determinazioni, l’intervento si intende autorizzato nel rispetto delle

norme del presente regolamento.

4. I procedimenti amministrativi, previsti agli articoli 81, comma 1 e 82, comma 2 sono

assolti dall’ente competente per territorio che ha tempo centoventi giorni dalla data di

ricevimento della richiesta per autorizzare e dettare ulteriori prescrizioni sulla base di

quanto stabilito dal presente regolamento, o negare l’autorizzazione nel caso

l’intervento richiesto pregiudichi l’assetto idrogeologico dei luoghi.

5. Gli interventi indicati nelle comunicazioni e nelle autorizzazioni rilasciate devono

essere realizzati entro trentasei mesi dalla data di invio della comunicazione o di

emissione dell’atto autorizzativo. Trascorso inutilmente tale periodo le procedure

amministrative devono ripetersi come indicato nei commi precedenti.

6. L’ente preposto al rilascio delle autorizzazioni previste dal presente regolamento deve

provvedere ad inviare per conoscenza copia dei procedimenti amministrativi autorizzati

agli organi di vigilanza competenti per territorio.

TITOLO VIII

NORME PER LA REALIZZAZIONE E LA MANUTENZIONE DELLE

INFRASTRUTTURE A RETE

Art. 84.

(Nuove infrastrutture a rete)

1. La realizzazione di nuove infrastrutture a rete deve essere autorizzata dall’ente

competente per territorio con i procedimenti amministrativi previsti all’articolo 87.

2. Gli interventi autorizzati devono essere effettuati sulla base di un progetto di

intervento, redatto da tecnico abilitato all’esercizio della professione.

3. Fanno parte del progetto di intervento:

a) relazione tecnica che descriva con precisione il tipo di impianto a rete da realizzare, i

lavori da svolgere, i relativi movimenti terra, le opere previste per la corretta

regimazione delle acque, la localizzazione e stoccaggio provvisorio e definitivo

dell’eventuale terreno di risulta, gli interventi di manutenzione previsti;

b) relazione geologica che definisca in particolare il livello di pericolosità idrogeologica

prima e dopo l’intervento e che contenga i risultati delle indagini e le verifiche di cui al

decreto ministeriale 11 marzo 1988;

c) corografia con ubicazione dell’area su carta topografica in scala 1:25.000;

d) ubicazione delle opere e degli interventi su carta plano-altimetrica a scala non

inferiore a 1:10.000;

e) planimetria catastale a scala non inferiore a 1:2.000, con indicazione della superficie

di intervento;

f) elaborati progettuali con sezioni di sbancamento e riporto che evidenzino

l’andamento del profilo del terreno allo stato attuale e allo stato di progetto, prolungate

per almeno venti metri oltre l’area interessata sia a monte che a valle.

4. Per i mancati adempimenti previsti dal progetto di intervento autorizzato viene

applicata la sanzione amministrativa di cui all’articolo 48, comma 11 della l.r.

28/2001.

Art. 85.

(Manutenzione delle aree di pertinenza degli elettrodotti)

1. Si considerano aree di pertinenza degli elettrodotti aerei:

a) per le linee ad altissima tensione (oltre 150.000 volts): una fascia di larghezza

corrispondente alla proiezione al suolo dei conduttori aumentati di nove metri per lato;

b) per le linee ad alta o media tensione: una fascia di larghezza corrispondente alla

proiezione al suolo dei conduttori aumentata di sei metri per lato;

c) per le linee in cavo isolato: una fascia di larghezza corrispondente alla proiezione al

suolo dei conduttori aumentata di un metro e mezzo per lato.

2. Per la manutenzione delle aree di pertinenza di elettrodotti aerei sono consentiti i

seguenti interventi, a condizione che non si realizzino opere collaterali soggette ad

autorizzazione, previa comunicazione di intervento, conforme all’allegato H, all’ente

competente per territorio con i procedimenti amministrativi previsti all’articolo 87:

a) nel caso di elettrodotti ad altissima, alta e media tensione, il taglio degli arbusti e del

bosco ceduo, senza l’obbligo del rilascio di matricine, che abbia raggiunto l’età del

turno minimo di cui all’articolo 26 e comunque il taglio di tutte le piante o polloni la cui

chioma sia posta a meno di cinque metri dai conduttori o che sia prevedibile

raggiungano tale distanza nei due anni successivi, anche in deroga all’età del turno

minimo di cui all’articolo 26;

b) nel caso di linee a cavo isolato, la potatura delle chiome che interferiscono, o che

possono interferire nei due anni successivi, con il cavo stesso, il taglio delle piante poste

nell’area di pertinenza della linea stessa, quando l’interferenza della chioma non sia

risolvibile tramite potatura o nel caso di piante inclinate o instabili;

c) realizzazione, uso e manutenzione di piste di servizio senza movimento di terra,

necessarie all’attività ispettiva o di manutenzione dell'elettrodotto;

d) sostituzione dei sostegni in elettrodotti a bassa tensione con altri di analoghe

caratteristiche che, rispetto ai preesistenti, siano posti ad un raggio non superiore a

cinque metri;

e) sostituzione dei sostegni in elettrodotti a media tensione con altri di analoghe

caratteristiche che, rispetto ai preesistenti, siano posti ad un raggio non superiore a sette

metri;

f) sostituzione dei sostegni in elettrodotti ad alta tensione con altri di analoghe

caratteristiche che, rispetto ai preesistenti, siano posti ad un raggio non superiore a venti

metri.

3. Per l’esecuzione di interventi in difformità alla comunicazione si applicano le

sanzioni amministrative di cui all’articolo 48, comma 12 della l.r. 28/2001.

4. Nel caso di esecuzione di interventi senza la preventiva comunicazione si applicano

le sanzioni amministrative previste dall’articolo 48, comma 11 della l.r. 28/2001.

Art. 86.

(Manutenzione delle aree di pertinenza di altre infrastrutture a rete aeree)

1. Si considera area di pertinenza di altre infrastrutture a rete aeree, una fascia di

larghezza corrispondente alla proiezione al suolo dell’infrastruttura, aumentata di due

metri per lato.

2. Nelle aree di pertinenza di cui al comma 1 è sempre ammessa la potatura delle

chiome che interferiscono, o che possono interferire nei due anni successivi e il taglio

delle piante poste nell’area di pertinenza e di quelle inclinate o instabili che possono

danneggiare l’infrastruttura.

Art. 87.

(Procedimenti amministrativi)

1. Gli interventi previsti all’articolo 84 sono sottoposti anche ai procedimenti

amministrativi ai sensi delle vigenti norme di tutela ambientale e del paesaggio.

2. Tutte le comunicazioni previste negli articoli del presente titolo devono essere

presentate all’ente competente per territorio almeno quindici giorni prima dell’inizio dei

lavori.

3. I procedimenti amministrativi, previsti all’articolo 84 comma 1, sono assolti dall’ente

competente per territorio che ha tempo centoventi giorni dalla data di ricevimento della

richiesta per autorizzare e dettare ulteriori prescrizioni sulla base di quanto stabilito dal

presente regolamento, o negare l’autorizzazione nel caso l’intervento richiesto

pregiudichi l’assetto idrogeologico dei luoghi o contrasti con le finalità di cui

all’articolo 1, comma 2 della l.r. 28/2001.

4. Gli interventi indicati nelle comunicazioni e nelle autorizzazioni rilasciate devono

essere realizzati entro trentasei mesi dalla data di invio della comunicazione o di

efficacia dell’autorizzazione. Tale durata può essere ridotta qualora l’ente competente

per territorio ne ravvisi la motivata necessità. Trascorso inutilmente tale periodo le

procedure amministrative devono ripetersi come indicato nei commi precedenti.

5. L’ente preposto al rilascio delle autorizzazioni previste dal presente regolamento deve

provvedere ad inviare per conoscenza copia dei procedimenti amministrativi autorizzati

agli organi di vigilanza competenti per territorio.

TITOLO IX

NORME PER I PROGETTI SPECIALI

Art. 88.

(Progetti speciali)

1. Si intende per progetto speciale il progetto che prevede modalità e tecniche di

intervento diverse da quelle stabilite al titolo II del presente regolamento, fermi restando

i divieti di cui all’articolo 7 della l.r. 28/2001.

2. I progetti speciali di cui al comma 1 dovranno essere redatti da tecnico abilitato

all’esercizio della professione e corredati di tutti gli elementi progettuali previsti dal

regolamento in relazione al tipo di intervento e devono dettagliatamente giustificare la

motivazione per la quale è necessario intervenire con modalità diverse da quelle stabilite

dal regolamento.

3. L’esecuzione degli interventi previsti in un progetto speciale è subordinata

all’ottenimento dell’autorizzazione a fini ambientali ed all’autorizzazione dell’ente

competente per territorio che ha tempo centoventi giorni per rilasciare o negare

l’autorizzazione nel caso l’intervento richiesto pregiudichi l’assetto idrogeologico dei

luoghi o contrasti con le finalità di cui all’articolo 2, comma 1 del presente regolamento.

Art. 89.

(Progetti di ricerca)

1. Sono consentiti, previa comunicazione di intervento, conforme all’allegato H, all’ente

competente per territorio, tutti gli interventi previsti in attività sperimentali e di ricerca

se condotte da Istituti ed enti di ricerca riconosciuti ed eseguiti sulla base di progetti di

ricerca autorizzati dallo Stato, dalla regione o dall’ente competente per territorio.

TITOLO X

ATTIVITA’ VIVAISTICA FORESTALE

Art. 90.

(Elenco specie sottoposte a certificazione)

1. L'elenco delle specie alle quali si applicano le disposizioni di cui all'articolo 33 della

l.r. 28/2001, ai sensi del comma 3 dello stesso articolo, è riportato nell'allegato N.

Art. 91.

(Composizione Commissione tecnico-consultiva)

1. La Commissione regionale tecnico consultiva sulle attività vivaistiche e sementiere

del settore forestale, di cui all'articolo 35 della l.r. 28/2001, è composta da:

a) il Dirigente del Servizio programmazione forestale, faunistico-venatoria ed economia

montana della Regione Umbria, con funzioni di presidente o suo delegato;

b) un rappresentante dell'osservatorio regionale per le malattie delle piante;

c) due tecnici nominati dalla Giunta regionale, scelti fra agronomi-forestali o periti

agrari dipendenti dell’amministrazione regionale;

d) un rappresentante dell’azienda vivaistica regionale;

e) un rappresentante dell’UNCEM;

f) un rappresentante delle organizzazioni professionali agricole.

2. La Commissione tecnico-consultiva è convocata dal Presidente.

3. I membri eletti durano in carica cinque anni e possono essere riconfermati.

Art. 92.

(Modalità per la tenuta del registro di carico e scarico)

1. Nel registro di carico e scarico di cui all'articolo 36, comma 2 della l.r. 28/2001

devono essere annotate, cronologicamente e analiticamente, l'entrata e l'uscita di tutte le

partite di materiale forestale di moltiplicazione di cui all’articolo 33, commi 2 e 3 della

l.r. 28/2001.

2. Il registro di carico e scarico deve essere tenuto secondo i modelli riportati in allegato

O, con pagine progressivamente numerate.

3. È ammesso l'impiego di schedari a fogli mobili o tabulati di macchine

elettrocontabili, purché rimanga traccia dei movimenti nella memoria elettronica, i dati

siano aggiornati giornalmente e sia prodotta una stampa delle pagine variate almeno una

volta al mese.

4. Per ciascun chilogrammo di seme, certificato e annotato nell'apposito registro di

carico e scarico, non potranno essere certificate piantine in numero superiore ai valori

riportati nell'allegato P.

5. Il numero di partita riportato nell'apposita colonna del registro dovrà indicare

univocamente la specie, la provenienza, l'età, le caratteristiche del materiale di

moltiplicazione a cui si riferisce, nonché il riferimento all’eventuale certificato relativo

alla micorrizazione. Il numero di partita è attribuito in modo cronologicamente

progressivo indipendentemente dalla specie o in alternativa attribuendo un numero

composto di cui la prima parte indica la specie e la seconda il progressivo di partita di

quella specie, per come esemplificato nell’allegato O.

Art. 93.

(Modalità per la redazione del certificato di provenienza e identità clonale)

1. Il certificato di provenienza o di identità clonale previsto dall'articolo 37 della l.r.

28/2001 è rilasciato dall’ente competente per territorio.

2. I modelli di certificato di provenienza o certificato di identità clonale sono riportati

nell'allegato Q e differiscono a seconda che si tratti di materiale proveniente da fonti di

semi o boschi (mod. A), arboreti da seme o genitori (mod. B), cloni o miscugli di cloni

(mod. C).

3. Al momento della vendita del materiale forestale di moltiplicazione ad altra azienda

vivaistica autorizzata alla commercializzazione, è fornita all'azienda acquirente copia

autenticata del certificato di provenienza e riportante l'indicazione del numero di unità

di propagazione (piante, semi o parti di piante) a cui si riferisce e gli estremi del

documento fiscale relativo allo stesso materiale.

4. La copia autenticata di cui al comma 3 può essere fornita anche ad altro soggetto

acquirente su richiesta dello stesso.

5. Può essere richiesta la certificazione anche per materiale di moltiplicazione

appartenente a specie non indicate nell’allegato N, qualora la loro certificazione sia

richiesta per l’utilizzo di tale materiale in altri Stati o in altre regioni.

Art. 94.

(Modalità per la compilazione del cartellino identificativo)

1. Il materiale forestale di moltiplicazione di cui all'articolo 33 della l.r. 28/2001 non

può essere venduto, trasportato o comunque ceduto se non in partite omogenee, munite

di un cartellino che identifichi il nome e la sede legale del produttore e/o venditore, la

specie o il clone di appartenenza, la località di origine e provenienza, gli estremi del

certificato di provenienza o di identità clonale di cui al precedente articolo, il

riferimento al proprio registro di carico e scarico, il quantitativo di unità di

propagazione (piante, semi o parti di piante) a cui si riferisce, la categoria di

classificazione (materiale identificato alla fonte, selezionato, qualificato o controllato),

l’età e il tipo di postime o talea o semenzale (nel caso di unità seminali indicare l'anno

di maturazione). Il cartellino dovrà inoltre indicare, l’eventuale riferimento al certificato

relativo alla micorrizazione, se trattasi di materiale geneticamente modificato e se il

materiale è stato propagato per via vegetativa. Il modello di cartellino identificativo è

riportato nell'allegato R.

2. I semi possono essere commercializzati esclusivamente in imballaggi chiusi con

dispositivi tali da diventare inservibili una volta aperti.

Art. 95.

(Adempimenti per la raccolta, lavorazione, immagazzinamento, trasporto, allevamento e

conservazione del materiale di moltiplicazione)

1. Durante le fasi di raccolta, lavorazione, immagazzinamento, trasporto, allevamento e

conservazione i materiali di moltiplicazione devono essere tenuti in lotti separati

secondo:

a) la specie e, se necessario, la sottospecie, varietà e il clone;

b) la categoria (materiale identificato alla fonte, selezionato, qualificato o controllato);

c) l'origine;

d) il materiale di base utilizzato;

e) l'anno di maturazione dei semi;

f) la durata dell'allevamento in vivaio distinta nelle sue varie fasi;

g) l'eventuale specie simbionte per le piante micorrizate.

2. Il materiale forestale di moltiplicazione delle specie indicate all'allegato N può essere

commercializzato solamente se conforme ai pertinenti requisiti di cui all'allegato VII

della direttiva 1999/105/CE.

Art. 96.

(Raccolta dei semi forestali)

1. La raccolta dei semi forestali e di altro materiale di moltiplicazione nei boschi, negli

arboreti e nelle piante iscritti al libro nazionale dei boschi da seme (L.N.B.S.) ed al

libro regionale dei boschi, degli arboreti e delle piante da seme (Libro regionale) deve

essere effettuata in conformità al relativo disciplinare di gestione e previa

comunicazione all’ente competente per territorio, ai sensi dell'articolo 3, comma 3,

lettera d) della l.r. 28/2001, da presentare almeno quindici giorni prima.

2. Ai fini di garantire la certificazione del seme, la raccolta dei semi forestali nei boschi,

negli arboreti e nelle piante non iscritti nei libri di cui al comma 1, deve essere

autorizzata dall’ente competente per territorio, che ha tempo sessanta giorni per

completare il procedimento, esaminati i requisiti del bosco con riferimento a quanto

indicato ai punti 3), 4), 7), 10) dell’allegato III della direttiva 1999/105/CE.

3. L’asportazione dal bosco del materiale di moltiplicazione di cui ai commi 1 e 2 è

subordinata al rilascio da parte degli organi di vigilanza di apposita bolletta di

accompagnamento che indichi il numero e il peso dei colli, il tipo di prodotto asportato

(frutti, semi, strobili), il comune, la località di provenienza e la data.

4. L’ente competente per territorio provvede ad inviare al Servizio programmazione

forestale, faunistico-venatoria ed economia montana - Regione Umbria - copia delle

autorizzazioni rilasciate ai sensi dei commi 1 e 2.

5. Le procedure e gli adempimenti di cui ai commi 2 e 3 si applicano esclusivamente per

le finalità di cui all’articolo 33, comma 2 della l.r. 28/2001.

Art. 97.

(Iscrizione e cancellazione dei boschi, degli arboreti e delle piante da seme)

1. La predisposizione e tenuta del libro regionale di cui all'articolo 38 della l.r. 28/2001

è a cura della Giunta regionale su indicazioni fornite dalla Commissione regionale

tecnico-scientifica.

2. Il libro regionale dovrà essere realizzato entro sei mesi dall’entrata in vigore del

presente regolamento e potrà essere aggiornato con iscrizioni e cancellazioni mediante

deliberazione della Giunta regionale.

3. Nel libro regionale dovranno essere altresì riportate indicazioni sulle zone

fitoclimatiche e geopedologiche preferenziali per l’utilizzo del materiale forestale di

moltiplicazione ottenuto dai boschi, dagli arboreti e dalle piante iscritte nel libro stesso.

4. L’iscrizione di boschi e arboreti nel libro regionale è subordinata alla rispondenza di

tale materiale di base ai requisiti di cui agli allegati III, IV e V della direttiva

1999/105/CE rispettivamente per il materiale selezionato, qualificato e controllato e al

parere favorevole della Commissione tecnico-scientifica.

5. L’iscrizione di piante nel libro regionale è subordinata alla rispondenza di tale

materiale ai requisiti di cui ai punti 4), 7), 9) e 10) di cui all’allegato III della direttiva

1999/105/CE.

Art. 98.

(Gestione dei boschi, degli arboreti e delle piante iscritte nel libro regionale)

1. Al fine di ottenere un miglioramento qualitativo e quantitativo della produzione di

seme, all’atto di iscrizione è allegato il disciplinare di gestione del bosco, dell’arboreto

o della pianta da seme.

2. Il disciplinare di gestione dovrà essere redatto in conformità alle indicazioni riportate

nell’allegato S e a quelle espresse dalla Commissione tecnico-consultiva.

3. Su richiesta del titolare, gli interventi colturali previsti dal disciplinare di gestione

possono essere eseguiti dalla comunità montana competente per territorio, nell’ambito

dei programmi degli interventi di cui all’articolo 29 della l.r. 28/2001.

Art. 99.

(Iscrizione e cancellazione dei cloni)

1. La predisposizione del registro regionale di cui all'articolo 38, comma 2 della l.r.

28/2001 è a cura della Giunta regionale su indicazioni fornite dalla Commissione

regionale tecnico-scientifica. Il registro regionale può essere aggiornato con iscrizioni e

cancellazioni mediante deliberazione della Giunta regionale.

2. L’utilizzo dei cloni iscritti nel registro regionale è possibile esclusivamente per la

realizzazione di filari e di impianti per l’arboricoltura da legno e per la tartuficoltura;

l’utilizzo dei cloni in imboschimenti e rimboschimenti è subordinato all’autorizzazione

dell’ente competente per territorio previo parere della Commissione tecnico-consultiva.

3. Nel registro regionale dovranno essere altresì riportate indicazioni sulle zone

fitoclimatiche e geopedologiche preferenziali per l’utilizzo dei diversi cloni e le

caratteristiche principali dei cloni stessi.

4. L’iscrizione di cloni forestali nel registro regionale è subordinata alla rispondenza di

tale materiale di base ai requisiti di cui agli allegati IV e V della direttiva 1999/105/CE

rispettivamente per il materiale qualificato e controllato e al parere favorevole della

Commissione tecnico-scientifica.

5. L'utilizzo di cloni forestali non iscritti nel registro regionale è permesso

esclusivamente per scopi sperimentali e scientifici per la realizzazione di impianti per

l’arboricoltura da legno nell’ambito di progetti di ricerca ai sensi dell’articolo 89 e

previo parere della Commissione tecnico-scientifica.

Art. 100.

(Norme per le attività di vigilanza e controllo)

1. Il Corpo forestale dello Stato, previa stipula di apposito accordo, provvede ad

effettuare con cadenza minima semestrale controlli presso i vivai e le aziende

autorizzate al fine di verificare il corretto adempimento alle norme stabilite dal presente

titolo.

2. Per le violazioni al presente titolo si applicano le sanzioni di cui all’articolo 48,

comma 22 della l.r. 28/2001.

TITOLO XI

DITTE BOSCHIVE ED OPERATORI FORESTALI

Art. 101.

(Tenuta dell’elenco delle ditte boschive)

1. Ai fini della prima costituzione degli elenchi delle ditte boschive di cui all’articolo 9

della l.r. 28/2001, il Servizio programmazione forestale, faunistico-venatoria ed

economia montana provvede ad inviare a ciascun ente competente per territorio l’elenco

delle ditte aventi sede nei rispettivi territori, già iscritte nell’albo istituito ai sensi della

legge regionale 8 giugno 1981, n. 32, entro quindici giorni dall’entrata in vigore del

presente regolamento. Unitamente agli elenchi viene trasmessa anche la

documentazione contenuta nei rispettivi fascicoli.

2. L’elenco contiene:

a) la ragione sociale o il nominativo della ditta;

b) il comune in cui è localizzata la sede;

c) l’indirizzo;

d) partita IVA e/o codice fiscale;

e) il numero del tesserino;

f) la data di scadenza del tesserino;

g) le date di inizio e termine degli eventuali periodi di sospensione;

h) il punteggio ai sensi dell’articolo 103.

3. L’elenco è suddiviso in tre fasce secondo quanto indicato all’articolo 103, oltre ad

una fascia provvisoria equiparata alla fascia A, nella quale sono inserite

temporaneamente le ditte in possesso di tesserino rilasciato ai sensi della l.r. 32/1981 e

della deliberazione della Giunta regionale n. 77 del 30 gennaio 2002. Tali ditte

rimangono inserite nella fascia provvisoria fino all’avvenuto rinnovo del tesserino

secondo quanto indicato all’articolo 102.

4. Gli enti competenti per territorio sono tenuti a comunicare alla Giunta regionale entro

il 31 gennaio di ogni anno l’elenco delle ditte boschive iscritte e la relativa data di

scadenza del tesserino per la costituzione di un’apposita banca dati.

Art. 102.

(Iscrizione, rinnovo, sospensione e revoca)

1. Le ditte già iscritte all’elenco regionale previsto dall’articolo 6 della l.r. 32/1981 sono

iscritte d’ufficio negli elenchi nell’ambito della fascia provvisoria di cui all’articolo 101,

comma 3.

2. Per la prima iscrizione all'elenco, gli interessati devono presentare all’ente

competente per territorio specifica richiesta dichiarando:

a) di essere iscritti alla C.C.I.A.A., da cui risulti che la ditta svolge l’attività di “taglia

boschi” o equipollente;

b) l' attività di impresa svolta in precedenza;

c) i dati e le informazioni necessarie ai fini dell’attribuzione del punteggio di cui

all’articolo 103;

d) di non aver subito precedenti revoche dell’idoneità all’utilizzazione dei boschi conto

terzi.

3. Agli iscritti all'elenco è rilasciato dall’ente competente per territorio, entro novanta

giorni dalla richiesta di iscrizione, un tesserino valido per cinque anni. Il tesserino,

redatto secondo le indicazioni fornite agli enti competenti per territorio dal Servizio

programmazione forestale, faunistico-venatoria ed economia montana, contiene:

a) cognome e nome (o ragione sociale);

b) l’indirizzo della sede;

c) la data del rilascio;

d) la data di scadenza;

e) il numero della tessera (per le nuove iscrizioni o in sede di rinnovo per le ditte già

iscritte all’Albo regionale ex l.r. 32/1981, ogni ente competente per territorio attribuisce

una propria numerazione progressiva accompagnata, per le comunità montane, dalla

lettera identificativa della rispettiva zona omogenea e per i comuni di Perugia, Terni e

Foligno rispettivamente dalle sigle PG, TR e FN);

f) un apposito spazio per il rinnovo;

g) un apposito spazio per le sospensioni;

h) la firma del rappresentante legale dell’ente.

4. Per il rinnovo del tesserino deve essere presentata domanda all’ente competente per

territorio, completa delle dichiarazioni indicate al comma 2 e della dichiarazione di

avvenuto pagamento delle sanzioni amministrative ricevute e per le quali non sia stato

opposto ricorso entro i termini, che provvede previa relazione degli organi di vigilanza.

La procedura di rinnovo si conclude entro novanta giorni dalla domanda di rinnovo,

comprensivi dei trenta giorni a disposizione degli organi di vigilanza per l’emissione del

parere di competenza.

5. L’ente competente per territorio in sede di rinnovo del tesserino, o precedentemente

in caso di infrazioni particolarmente gravi previa segnalazione da parte degli organi di

vigilanza, dispone la sospensione del tesserino per un periodo da sei mesi ad un anno in

base al numero di infrazioni commesse e alla gravità delle stesse. Costituiscono in

particolare motivo di sospensione del tesserino:

a) il mancato rispetto dei divieti di cui al l’articolo 7, comma 1 della l.r. 28/2001;

b) la realizzazione di strade rurali e forestali senza la prescritta autorizzazione;

c) la trasformazione dei boschi cedui matricinati, intensamente matricinati o composti

in boschi cedui semplici;

d) essere stato condannato in via definitiva per violazione alle norme in materia di

tutela ambientale e del paesaggio;

e) il mancato rispetto dei limiti stabiliti dall’articolo 9, comma 2 della l.r. 28/2001;

f) l’esecuzione di operazioni di abbattimento, spalcatura e potatura, eseguite con la

motosega da personale privo del patentino di cui all’articolo 10 della l.r. 28/2001.

6. L’ente competente per territorio dispone la revoca del tesserino nel caso in cui si

renda necessario procedere per la terza volta alla sospensione per un anno del tesserino.

7. Coloro ai quali è stata disposta la revoca del tesserino ai sensi del presente

regolamento non possono presentare richiesta di iscrizione all’elenco di cui all’articolo

9 della l.r. 28/2001.

Art. 103.

(Suddivisione in fasce delle ditte boschive)

1. Ai sensi dell’articolo 9, comma 2 della l.r. 28/2001 le ditte sono attribuite alle

rispettive fasce in base al punteggio raggiunto applicando i criteri di cui all’allegato T

ed in particolare:

a) fascia A: punteggio maggiore di 125;

b) fascia B: punteggio compreso fra 50 e 125;

c) fascia C: punteggio inferiore o uguale a 50.

2. Gli interessati possono richiedere in qualsiasi momento la variazione del punteggio

assegnato inviando specifica richiesta di modifica completa della dichiarazione relativa

ai dati ed alle informazioni necessarie ai fini dell’attribuzione del punteggio. L’ente

competente per territorio provvede ad apportare le necessarie modifiche all’elenco entro

trenta giorni dalla richiesta e solo nel caso in cui tale modifica comporti l’attribuzione

della ditta a fascia diversa.

3. Le ditte boschive aventi sede legale in altre regioni ai fini del rispetto dei limiti

stabiliti dall’articolo 9, comma 2, della l.r. 28/2001 devono presentare a completamento

dei certificati previsti dallo stesso articolo 9, comma 4, i dati e le informazioni

necessarie ai fini dell’attribuzione del punteggio di cui al comma 1. In caso di assenza

dei dati ed informazioni necessarie ai fini dell’attribuzione del punteggio la ditta viene

considerata appartenente alla fascia C di cui al l’articolo 9, comma 2 della l.r. 28/2001.

Art. 104.

(Elenco degli operatori forestali)

1. Entro sessanta giorni dall’entrata in vigore del presente regolamento gli enti

competenti per territorio istituiscono l’elenco degli operatori forestali ai sensi

dell’articolo 10 della l.r. 28/2001.

2. Il patentino non è richiesto nelle fattispecie indicate all’articolo 10, comma 5 della l.r.

28/2001.

3. L’elenco di cui al comma 1 contiene:

a) il nominativo dell’operatore;

b) la residenza;

c) partita iva e/o codice fiscale;

d) il numero del patentino di cui all’articolo10 della l.r. 28/2001 (ogni ente competente

per territorio attribuisce una propria numerazione progressiva accompagnata, per le

comunità montane, dalla lettera identificativa della rispettiva zona omogenea e per i

comuni di Perugia, Terni e Foligno rispettivamente dalle sigle PG, TR e FN);

e) le date di inizio e termine degli eventuali periodi di sospensione;

f) la fototessera.

4. Entro un anno dall'entrata in vigore del presente regolamento, coloro i quali sono

titolari di ditta boschiva iscritta all’elenco di cui all’articolo 101 o possono attestare di

avere effettuato nel triennio precedente la presentazione della domanda almeno

centoventi giornate lavorative in bosco come addetto all'uso della motosega per le

operazioni di abbattimento, possono ottenere l'iscrizione all’elenco previa presentazione

di domanda corredata dell' attestazione di cui sopra sottoscritta dal datore di lavoro.

5. Coloro i quali non siano in possesso dei requisiti indicati al comma 4, per l'iscrizione

all'elenco devono sostenere una prova pratica presso l’ente competente per territorio alla

quale hanno presentato domanda.

6. La prova pratica è finalizzata a verificare che il richiedente ha sufficienti conoscenze

sui seguenti aspetti:

a) tecniche di utilizzo in sicurezza della motosega;

b) tecniche per operare in sicurezza nei lavori in bosco;

c) tecniche di abbattimento e potatura;

d) dispositivi di protezione individuale per i lavori in bosco con particolare riferimento

all’utilizzo della motosega.

7. L’ente competente per territorio, sulla base del numero delle infrazioni commesse e

della gravità delle stesse, dispone, su segnalazione degli organi di vigilanza, la

sospensione riferita alla stagione di taglio del patentino di cui all’articolo 10 della l.r.

28/2001 per un periodo da un mese a sei mesi, o la revoca nei casi di recidiva o di

particolare gravità per i seguenti motivi:

a) utilizzo della motosega senza i necessari dispositivi di protezione individuale;

b) aver cagionato danni a terzi a causa del mancato rispetto delle tecniche per operare in

sicurezza nei lavori in bosco;

c) esecuzione di utilizzazioni che hanno comportato la conversione delle fustaie in

boschi cedui o la trasformazione di boschi cedui matricinati, intensamente matricinati o

composti in boschi cedui semplici.

8. L’ente competente per territorio, su segnalazione degli organi di vigilanza delle

infrazioni contestate al titolare del patentino, provvede a trasmettere le risultanze del

procedimento sanzionatorio all’ente che ha rilasciato il patentino per la trascrizione

delle stesse nell'elenco di cui al comma 1.

9. In caso di revoca del patentino, gli interessati possono procedere alla richiesta di

rilascio di un nuovo patentino non prima che sia trascorso un anno dall'avvenuta revoca

e dopo avere sostenuto la relativa prova pratica di cui al comma 5.

TITOLO XII

PROTEZIONE DEGLI ALBERI E DELLA FLORA SPONTANEA

Art. 105.

(Elenchi specie arboree, arbustive ed erbacee tutelate)

1 L'elenco delle specie arboree sottoposte a tutela ai sensi dell'articolo 12 della l.r.

28/2001 è riportato nell'allegato U.

2 L'elenco delle specie arbustive ed erbacee sottoposte a tutela ai sensi dell'articolo 14

della l.r. 28/2001 è riportato nell'allegato V.

3 L'elenco delle specie arboree utilizzabili negli imboschimenti, rimboschimenti ed

impianti di arboricoltura da legno ai sensi dell'articolo 15 della l.r. 28/2001 è riportato

nell'allegato W.

Art. 106.

(Norme per la potatura ordinaria e straordinaria)

1. Ai sensi dell'articolo 13, comma 5 della l.r. 28/2001, è considerata potatura ordinaria

degli alberi non ricadenti nei boschi e negli impianti di arboricoltura da legno:

a) la rimozione di rami secchi o seccaginosi;

b) la potatura dei rami eseguita secondo le norme previste dall'articolo 12 del presente

regolamento;

c) la potatura della chioma verde che preveda il rilascio di almeno il cinquanta per cento

rispettivamente dei rami principali e secondari presenti.

2. Sono considerate potature straordinarie:

a) la capitozzatura, consistente nel taglio della chioma di un albero, fusto compreso, ad

una certa altezza da terra;

b) lo sgamollo, consistente nel taglio di tutti i rami lungo il fusto principale, lasciando

questo intatto fino alla sua cima;

c) altri interventi di riduzione della chioma.

3. Le potature ordinarie sono consentite, rispettando i periodi di intervento definiti

nell'articolo 12, commi 1 e 2 e le tecniche di taglio definite nell'articolo 12, comma 3

del presente regolamento, purché non interessino rami di diametro superiore a quindici

centimetri.

4. La capitozzatura e lo sgamollo sono consentiti, rispettando i periodi di intervento

definiti nell'articolo 12, commi 1 e 2 e le tecniche di taglio definite nell'articolo 12,

comma 3 del presente regolamento, esclusivamente per gli alberi appartenenti alle

seguenti specie o varietà: salici, gelsi, pioppi, olmo campestre, acero campestre, orniello

e frassino ossifillo o a cipressi comuni e lecci mantenuti a siepe.

5. Gli alberi censiti ai sensi dell'articolo 12, comma 4 della l.r. 28/2001 appartenenti

alle specie di cui al precedente comma 4 possono essere capitozzati o sgamollati previa

autorizzazione rilasciata secondo quanto indicato nell’articolo 13 della l.r. 28/2001.

6. Altri interventi di riduzione della chioma possono essere autorizzati secondo quanto

indicato nell’articolo 13 della l.r. 28/2001.

7. L’autorizzazione prevista ai commi 5 e 6 è rilasciata entro novanta giorni dalla

richiesta ed è subordinata alla valutazione che gli interventi proposti non

compromettono la stabilità e le condizioni fitosanitarie degli alberi interessati.

Art. 107.

(Razionali operazioni colturali)

1. Ai sensi dell'articolo 13, comma 3 della l.r. 28/2001, sono considerate razionali le

seguenti operazioni colturali:

a) gli interventi di spalcatura, potatura, capitozzatura e sgamollo se realizzati in

conformità all’articolo 106 del presente regolamento;

b) la ceduazione delle latifoglie in filari o piccoli gruppi se possiedono età superiore ai

dieci anni e se effettuate in conformità all'articolo 11 del presente regolamento;

c) il diradamento degli alberi nel caso di contatto delle chiome e comunque di intensità

non superiore al cinquanta per cento del numero di alberi;

d) il taglio di alberi singoli, non costituenti gruppi o filari, nei pascoli e terreni agrari.

TITOLO XIII

NORME FINALI E TRANSITORIE

Art. 108.

(Norme transitorie)

1. La disciplina di cui ai titoli II, VII e all’articolo 73 entra in vigore nella stagione

silvana 2003 – 2004, fatto salvo quanto stabilito all’articolo 27. Nella stagione silvana

2002 – 2003 per tali fattispecie rimane in vigore il regolamento regionale 8 giugno

1981, n. 1, nel rispetto dei limiti di estensione delle superfici utilizzate di cui all’articolo

27 del presente regolamento. Nel caso di superfici utilizzate superiori a quelle indicate

all’articolo 27 si applica l’articolo 88.

2. I turni minimi di cui all’articolo 26 entrano in vigore nella stagione silvana 2005 -

2006. Nelle stagioni silvane precedenti restano in vigore i turni minimi di cui

all’articolo 52 del r.r. 1/1981.

3. L’obbligo del tesserino per l’utilizzazione conto terzi dei boschi e del patentino per

gli operatori forestali entrano in vigore:

a) il 1° settembre 2003, per i tagli di utilizzazione dei boschi cedui di superficie

accorpata superiore a un ettaro;

b) il 1° settembre 2005, per i tagli di utilizzazione dei boschi cedui di superficie

accorpata fino a un ettaro.

4. Le autorizzazioni già acquisite nell’ambito del r.r. 1/1981 restano valide anche se

relative a superfici di utilizzazione superiori ai limiti stabiliti all’articolo 27 e se non

contengono i termini per la conclusione dei lavori gli interventi previsti devono essere

conclusi entro ventiquattro mesi dall’entrata in vigore del presente regolamento.

5. Le richieste di autorizzazione relative ad interventi di cui al titolo II presentate prima

dell’entrata in vigore del presente regolamento, sono istruite dall’ente competente per

territorio nel rispetto delle norme stabilite dallo stesso regolamento. L’ente competente

per territorio richiede, qualora necessario, la documentazione integrativa per il

completamento del procedimento entro trenta giorni dall’entrata in vigore del presente

regolamento.

6. Le richieste di autorizzazione relative ad interventi diversi da quelli indicati al titolo

II presentate prima dell’entrata in vigore del presente regolamento sono istruite con

riferimento alle norme di cui al r.r. 1/1981.

7. I piani di gestione forestale autorizzati prima dell’entrata in vigore del presente

regolamento restano validi per l’intero periodo in essi indicato. In caso di mancato

rispetto degli adempimenti previsti dai piani stessi si applicano le sanzioni indicate

all’articolo 7, comma 8.

8. Nel caso di alberi morti tutelati ai sensi del l’articolo 12, comma 2 della l.r. 28/2001

l’autorizzazione all’abbattimento è sostituito dal nulla osta. Il parere di cui all’articolo 3,

comma 4 della l.r. 28/2001 è rilasciato entro trenta giorni lavorativi. Nel caso di

abbattimento di alberi senza l’autorizzazione l’ente competente per territorio prescrive il

reimpianto ai sensi dell’articolo 48, comma 4 dell l.r. 28/2001, stabilendo modalità,

tempi e quantità ai sensi dell’articolo 13, comma 4 della l.r. 28/2001.

9. Il materiale forestale di moltiplicazione già in possesso dei vivai prima dell’entrata in

vigore del presente regolamento può essere coltivato, utilizzato e venduto sulla base

delle norme vigenti precedentemente all’emanazione della l.r. 28/2001.

10. Le autorizzazioni all’esercizio dell’attività vivaistica-forestale rilasciate ai sensi

della legge 22 maggio 1973, n.269 restano valide sino alle determinazione che verranno

assunte dalla Giunta regionale su proposta della Commissione tecnico-consultiva.

11. Il disposto dell’articolo 6, comma 2 della l.r. 28/2001 ed il riferimento al tecnico

abilitato all’esercizio della professione riportato nel regolamento è applicato in armonia

con quanto stabilito dalla legge 11 febbraio 1994, n.109 e successive modifiche ed

integrazioni.

12. Fermi restando i termini massimi di tempo stabiliti dal regolamento per il rilascio

delle autorizzazioni, comprensivi anche dell’acquisizione di eventuali pareri, gli enti

competenti per territorio possono, anche in deroga alle norme del presente regolamento

disciplinare l’organizzazione e lo svolgimento delle funzioni loro conferite.

Art. 109.

(Applicazione dell’articolo 16 della legge regionale 8 giugno 1984, n. 29)

1. Per gli interventi relativi alle materie indicate all’articolo 8 della l.r. 28/2001 che

ricadono nelle zone di tipo A, B, C, D ed F di cui al decreto ministeriale 2 aprile 1968 e

nelle zone dove sono previsti insediamenti commerciali la competenza è del sindaco ai

sensi dell’articolo 16 della legge regionale 8 giugno 1984, n. 29.

Art. 110.

(Piani di coltura e conservazione)

1. I piani di coltura e conservazione di cui all’articolo 10 della legge 27 dicembre 1977

n. 984, sono approvati dall’ente competente per territorio entro novanta giorni dalla loro

presentazione e devono contenere:

a) descrizione dell’azienda e inquadramento stazionale;

b) interventi selvicolturali previsti nei successivi dieci anni;

c) imboschimenti e rimboschimenti previsti;

d) impianti di arboricoltura da legno previsti;

e) interventi previsti di costruzione e miglioramento della viabilità forestale;

f) tempistica di attuazione dei singoli interventi previsti nel decennio;

g) planimetria catastale a scala non inferiore a 1:5.000 con localizzazione degli

interventi previsti.

2. L’esecuzione dei singoli interventi è subordinata al rispetto delle prescrizioni e

procedure previste dal presente regolamento.

3. I PGF, di cui all’articolo 7, hanno valore di piani di coltura e conservazione.

Art. 111.

(Tariffe)

1. Nell’allegato Z è riportata la tabella contenente le tariffe previste dall’articolo 48,

comma 3 della l.r. 28/2001.

Art. 112.

(Abrogazioni)

1. È abrogato il r.r. 1/1981.

2. È abrogata la deliberazione della Giunta regionale 19 novembre 1996, n. 8219.

 

APPENDICE AL TESTO

GLI ALLEGATI NON SONO ACQUISITI NEL SITO.

ALLEGATO A

Verifica della copertura arborea forestale

ALLEGATO B

Comunicazione di taglio

ALLEGATO C

Progetto di taglio

ALLEGATO D

Struttura del Piano Pluriennale dei Tagli (PPT)

ALLEGATO E

Struttura del Piano di Gestione Forestale (PGF)

ALLEGATO F

Struttura del Piano Forestale Comprensoriale (PFC)

ALLEGATO G

Richiesta di autorizzazione

ALLEGATO H

Comunicazione di intervento

ALLEGATO I/a

Capitolato tecnico per formazioni governate a ceduo

ALLEGATO I/b

Capitolato tecnico per formazioni governate a fustaia

ALLEGATO J/a

Verbale di consegna

ALLEGATO J/b

Verbale di misurazione

ALLEGATO J/c

Prospetto dei danni

ALLEGATO K/a

Verbale di collaudo

ALLEGATO L

Progetto di taglio per i castagneti da frutto

ALLEGATO M

Schema tipo per la redazione del piano colturale per impianti di arboricoltura da legno

ALLEGATO N

Elenco specie forestali sottoposte alle norme previste per i materiali forestali

di moltiplicazione (vivaistica)

ALLEGATO O

Modelli per la predisposizione del registro di carico e scarico

ALLEGATO P

Numero massimo di piantine certificabili ottenibili da 1000 g di semi forestali

ALLEGATO Q

Modello A

CERTIFICATO PRINCIPALE D’IDENTITÀ PER I MATERIALI DI

MOLTIPLICAZIONE PROVENIENTI DA FONTI DI SEMI E SOPRASSUOLI

Modello B

CERTIFICATO PRINCIPALE D’IDENTITÀ PER I MATERIALI DI

MOLTIPLICAZIONE PROVENIENTI DA ARBORETI DA SEME O GENITORI

Modello C

Certificato principale d’identità per i materiali di moltiplicazione provenienti da cloni e

miscugli di cloni

ALLEGATO R

Cartellino identificativo del materiale di moltiplicazione

MODELLO A - Piante e parte di piante

MODELLO B - Sementi

ALLEGATO S

Indicazioni per la redazione del disciplinare di gestione dei boschi, degli arboreti e delle

piante da seme

ALLEGATO T

Punteggi per l’attribuzione delle ditte boschive alle fasce

ALLEGATO U

Elenco specie arboree tutelate

ALLEGATO V

Elenco specie arbustive ed erbacee tutelate

ALLEGATO W

Elenco specie arboree utilizzabili per imboschimenti, rimboschimenti

e impianti di arboricoltura da legno

ALLEGATO Z

Tariffe dei valori degli alberi presenti nelle fustaie e delle matricine

Regolamento regionale adottato dalla Giunta regionale, ai sensi dell’art.121, quarto

comma della Costituzione, così come modificato dall’art.1 della Legge Costituzionale

22 novembre 1999, n. 1, su proposta dell’Assessore Bocci nella seduta del 20 novembre

2002, deliberazione n. 1622.